Con una mossa tanto categorica quanto irruenta, la settimana scorsa il Bangladesh ha deciso di bloccare nel paese i social network .
La decisione è conseguenza della condanna a morte, da parte della Corte Suprema del paese, di due leader dell’opposizione ritenuti colpevoli di crimini di guerra commessi nel 1971: questo ha portato a proteste e contestazioni ed alla scelta di bloccare “per ragioni di sicurezza” i canali di comunicazione online.
Non si tratta d’altra parte della prima volta che il Bangladesh interferisce su Internet: nel 2010 l’autorità nazionale per le telecomunicazioni aveva imposto un blocco temporaneo per Facebook, dove erano state condivise immagini satiriche del Profeta Maometto.
Ad essere proibiti dal Governo di Dacca, questa volta, secondo quanto riferiscono gruppi locali, sono i social network e le app per la messaggistica Facebook, Messenger, Line, WhatsApp, Viber e Tango: il governo afferma di volere in questo modo “fermare i criminali” che li usano per i loro scopi.
La resistenza e l’opposizione, in ogni caso, stanno cercando di riorganizzarsi e sono rintracciabili diversi post online con le istruzioni per aggirare il blocco tramite proxy o servizi di VPN.
D’altra parte l’intervento del governo è andato inizialmente oltre le previsioni: per qualche ora nel paese non l’intera Internet è stata inaccessibile. Secondo quanto riferisce Dacca i servizi sono stati interrotti “per sbaglio”.
Claudio Tamburrino