A vigilare sull’integrità delle strategie dei 10 milioni di player di World Of Warcraft ci sarà il copyright. A mettere fuori gioco le macchinazioni software che potenziano i personaggi sollevando i giocatori dai compiti più alienanti è il giudice incaricato di decidere sulla vicenda che ha visto contrapposte Blizzard e Michael Donnelly, autore del codice di Glider .
L’azienda non digeriva il fatto che un bot potesse alterare i complessi equilibri che garantiscono ai propri player un’esperienza di gioco soddisfacente, non ammetteva che Glider, in cambio di 25 dollari, agevolasse le carriere di 100mila giocatori impigriti. L’azione legale che Blizzard aveva scagliato contro Glider faceva leva sul fatto che il bot aggirasse le invadenti protezioni anticheating violando il DMCA e sul fatto che l’azienda concede ai giocatori una licenza per l’uso del software del game che non comprende la possibilità di fruire di potenziamenti che lascino tracce del codice di WoW nella RAM. Blizzard autorizza le tracce nella RAM del software puro, considera copie non autorizzate le tracce nella RAM del software inquinato da codice che non sia stato scritto dall’azienda.
Per sostenere le ragioni di Glider si è pronunciata anche Public Knowledge , organizzazione che opera a tutela dei diritti dei cittadini. Gli avvocati dell’organizzazione chiedevano che il giudice respingesse le richieste di Blizzard in quanto le violazioni rivendicate dall’azienda si configuravano solo come violazioni ad una licenza studiata ad hoc e formulata nelle condizioni di utilizzo del servizio. Se il giudice avesse deciso di dare ragione a Blizzard, segnalavano da Public Knowledge , avrebbe lasciato che l’azienda stiracchiasse il diritto d’autore a proprio piacimento.
Il giudice si è ben districato fra le complessità di un ambito tanto estraneo ai tribunali, ha preso in considerazione le argomentazioni di Public Knowledge , ha emesso il verdetto . “Nonostante la corte apprezzi questi argomenti relativi alla policy e abbia tratto beneficio della loro eccellente presentazione – ha riferito il magistrato – la corte non è un organismo che si occupa di policy. La corte è tenuta ad applicare la legge”. E che legge sia: Glider turba gli equilibri del MMORPG avvantaggiando alcuni giocatori e scoraggiandone altri, Glider viola il copyright di Blizzard in quanto la licenza che l’azienda concede ai suoi utenti parla chiaro .
A fronte di chi incredulo insorge contro la decisione del giudice, c’è chi sottolinea come il magistrato si sia limitato ad applicare alla lettera la legge. Una legge che può non piacere , ma che è pur sempre legge.
Gaia Bottà
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