Ricercatori statunitensi realizzano un’ interfaccia neurale capace di fornire ai pazienti paralizzati l’abilità di controllare un braccio robotico semplicemente “pensando” di muoverlo. L’interfaccia è il primo passo per quella che potrebbe diventare una forma di assistenza robotica applicabile anche al di fuori dei laboratori.
La ricerca pubblicata su Nature descrive il lavoro fatto con due pazienti – un uomo e una donna – a cui è stato prima di tutto impiantato un piccolo sensore poco al di sotto del cranio, nell’area del cervello deputata al controllo volontario di braccia e gambe (corteccia motoria). Il sensore è stato poi collegato (via cavo) a un computer, mentre i pazienti sono stati “istruiti” su come controllare il braccio robotico connesso al suddetto computer pensando di muovere il proprio stesso braccio.
Entrambi i pazienti erano paralizzati dal collo in giù a causa di un ictus subito anni addietro, ed entrambi hanno mostrato di poter controllare “col pensiero” la protesi artificiale nella maggior parte dei tentativi: anche ad anni di distanza, il cervello continuava a generare correttamente gli stimoli motori necessari al movimento.
Come si vede nello studio allegato, la donna partecipante allo studio è stata anche in grado di servirsi da sola una bevanda (con cannuccia): l’ictus subito 15 anni fa non ha impedito alla paziente di trarre vantaggio dalla nuova interfaccia impiantatale nel 2005. La notizia naturalmente spalanca nuove porte a immaginifiche prospettive di riabilitazione motoria grazie alla tecnologia.
Alfonso Maruccia