A seguito di due richieste di appello da parte dei legali di WhatsApp e della mobilitazione incalzata dai vertici di Facebook, la giustizia brasiliana è tornata sui propri passi, e nel giro di 24 ore ha revocato l’ ordine di inibizione comunicato agli operatori mobile del paese, che dalla giornata di ieri si erano mobilitati per interrompere il traffico mediato dall’applicazione di messaggistica per un periodo che sarebbe dovuto durare 72 ore.
Come in passato, in occasione del precedente blocco disposto nel mese di dicembre dalle autorità locali, l’ordinanza non ha retto alla decisione di appello . La prima richiesta è stata respinta : il tribunale, confermando la motivazioni alla base dell’ordine di sospensione, spiegava che l’azienda “sottovaluta l’importanza di una indagine riguardo a membri di una organizzazione criminale che impiegano l’applicazione”, e che “giudica l’argomento della difesa della privacy dei cittadini più importante della lotta a un crimine grave come il traffico di droga”, di cui sono sospettati alcuni dei suoi utenti.
Facebook e WhatsApp hanno però ribadito il proprio impegno a collaborare con le autorità, pur non disponendo dei dati e dei contenuti delle conversazioni intrecciate nella rete dei propri utenti, protette da cifratura end to end. Nel frattempo anche i cittadini si sono mobilitati, in seguito all’ordinanza di blocco e in vista della discussione di un pacchetto di proposte con cui si vorrebbe istituzionalizzare la possibilità di disporre delle ordinanze di inibizione del traffico rispetto a siti e servizi che agevolino individui sospettati di commettere atti illegali, anche mancando di consegnare i dati richiesti dalle forze dell’ordine.
Con il secondo ricorso da parte di WhatsApp, sull’onda delle sollevazioni dei cittadini della rete supportate dallo stesso CEO di Facebook Mark Zuckerberg, e probabilmente sulla base del precedente della revoca dell’inibizione di dicembre, agli operatori è stato concesso di tornare a far fluire il traffico mediato dall’applicazione di instant messaging.
I cittadini brasiliani, nel frattempo, si erano già industriati: era presto emerso che i fornitori di connettività avessero fatto calare un blocco IP , e che l’ordinanza investisse solo il traffico mobile, rendendo superfluo l’impiego di servizi VPN nel momento in cui si potesse approfittare di una ordinaria connessione WiFi .
Gaia Bottà