Roma – Cellulari più pericolosi di fumo e amianto? Cellulari causa di tumore? L’industria della telefonia mobile non assiste inerme alla diffusione di nuovi allarmi, non è disposta ad incassare in silenzio la pubblicazione di analisi che configurino per i loro clienti un futuro da malati.
Oggetto del contendere, lo studio del neurochirurgo australiano Vini Khurana: ripercorrendo la letteratura in materia, l’esperto ha individuato delle solide correlazioni tra l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche generate dai telefonini e l’insorgere di patologie tumorali.
L’analisi comparata di studi condotti finora da altri ricercatori, spiega il neurochirurgo, suggerisce che l’utilizzo del telefonino a lungo termine possa comportare l’insorgere di tumori al cervello, tumori che si svilupperebbero nell’area corrispondente all’orecchio che l’utente predilige per telefonare: Khurana prefigura un’emergenza sanitaria nel giro di cinque, dieci anni. Un’emergenza sanitaria decisamente più preoccupante di quelle scatenata dall’amianto o dal fumo: sono tre miliardi coloro che nel mondo usano e abusano del telefonino.
A decostruire la meta-analisi del neurochirurgo era già intervenuta la Mobile Operators Association ( MOA ) del Regno Unito: lo aveva definito uno studio parziale, frutto di una selezione delle fonti accuratamente soppesata per dare fondamento alla tesi sostenuta da Khurana.
Della stessa opinione sono i ricercatori della GSM Association , rappresentati da Jack Rowley: lo studio di Khurana eviterebbe di menzionare le analisi che non intravedono relazioni significative tra l’utilizzo dei telefonini e lo sviluppo di tumori al cervello. Per ogni studio che individua una correlazione, ne esisterebbero altri capaci di smentirla: “Se si guarda ai dati estratti dagli studi condotti sugli animali – esemplifica Rowley – Khurana cita un’analisi condotta in Australia nel 1999 ma non si preoccupa di fare riferimento a due analisi che non hanno fatto emergere alcuna relazione causale”. Il neurochirurgo, inoltre, non avrebbe incluso nella sua meta-analisi nemmeno altri studi condotti su animali, che dimostrerebbero come l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche non aumenti il rischio di sviluppare dei tumori, nemmeno a lungo termine.
Lo studio di Khurana, a parere di Rowley, non sarebbe altro che una “revisione selettiva”, uno studio impreciso che non può essere considerato attendibile , un’analisi che i media dovrebbero trattare con più attenzione : molti degli stessi studi citati da Khurana suggeriscono una potenziale relazione tra l’esposizione alle radiazioni e l’insorgere di patologie, e nel contempo sottolineano come sia ancora troppo presto per lavorare su dati statisticamente significativi e per lanciare allarmi a lungo termine. Una falla dello studio evidenziata non solo da ricercatori al servizio dell’industria dalla telefonia, ma anche da esperti indipendenti .
Gaia Bottà
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