Roma – Fra i pericoli per l’udito, fino a poco tempo fa, venivano annoverati i lettori musicali dotati di auricolare (dal Walkman a musicassetta fino all’iPod). Oggi, sul banco degli imputati, sale un nuovo presunto colpevole: il telefono cellulare.
L’accusa viene dal dottor Naresh K. Panda, presidente del dipartimento di otorinolaringoiatria del Post Graduate Institute of Medical Education and Research della città di Chandigarh in India, sulla base di una ricerca preliminare – descritta da CBS News – sui potenziali pericoli derivanti dall’utilizzo del telefono cellulare.
“Si tratta di una ricerca limitata – ha dichiarato Panda – Dobbiamo studiare un più vasto numero di pazienti”. I risultati dello studio – presentati ad un convegno medico tenutosi ieri a Washington – evidenziano che gli utenti che utilizzano un telefonino da oltre quattro anni e per più di un’ora al giorno possono essere maggiormente soggetti a problemi di udito. Che nella maggior parte dei casi possono tradursi nella difficoltà di sentire consonanti come s, f, t e z, rendendo inoltre più difficile la comprensione dei vocaboli che le contengono.
La ricerca condotta dal team del professor Panda ha coinvolto 100 utenti tra i 18 e i 45 anni, che utilizzavano il telefonino da almeno un anno, suddivisi in tre gruppi:
– 35 utenti da uno/due anni;
– 35 utenti da due/tre anni;
– 30 utenti da oltre quattro anni.
“Abbiamo chiesto loro – ha spiegato il ricercatore – se utilizzavano il telefono per meno o più di 60 minuti e li abbiamo confrontati con un gruppo formato da 50 utenti che non ha mai utilizzato un telefono cellulare”. Il terzo gruppo gruppo di utenti ha mostrato di avere subito perdite d’udito all’orecchio destro (il più utilizzato nelle conversazioni telefoniche) più considerevoli di coloro che usano il telefonino da uno/due anni.
Dallo studio emerge che ogni gruppo, in modo direttamente proporzionale all’ anzianità di utenza dichiarata, ha una differente soglia di udibilità. In parole povere, chi utilizza il telefonino da poco tempo o non lo utilizza affatto, riesce ad udire suoni ad una più alta frequenza.
La ricerca non ha basi significative, osserva il professor Chester Griffiths, presidente dell’ UCLA Medical Center di Santa Monica. Un parere condiviso da Joe Farren, portavoce CTIA – the Wireless Association, che precisa: “Numerosi studi condotti in tutto il mondo e pubblicati sulle principali riviste scientifiche non hanno evidenziato legami tra l’uso di dispositivi wireless e problemi di salute”.
C’è motivo per allarmarsi? Il professor Panda risponde di no, ribadendo che la ricerca è stata “preliminare e limitata” e che dovrà essere seguita da studi più approfonditi, e conclude con un suggerimento salva-orecchie: “Usate i cellulari quando sono assolutamente necessari”. Saggia raccomandazione, e non solo per salvaguardare l’udito.
Dario Bonacina