Scelta sofferta, ma evidentemente necessaria: il CERN, nel condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, ha chiuso i rapporti con circa 1000 ricercatori “osservatori” dipendenti da Mosca sospeso lo status di “osservatore” alla Russia. La decisione arrivata dal Consiglio è stata quella di fermare ogni tipo di futura collaborazione con la Russia e le sue istituzioni, dunque, indicando in ciò una volontà temporanea che potrebbe andare a decadere se la situazione dovesse cambiare.
I progetti già in essere con il coinvolgimento di circa un migliaio di ricercatori russi, dunque, potranno continuare; risulta sospesa, invece, l’attivazione di nuove collaborazioni.
La Russia è fuori dal CERN
Il CERN, vetta principale del mondo della ricerca a livello europeo e mondiale – alla cui guida c’è oggi l’italiana Fabiola Gianotti – ha intrapreso con determinazione quella che dev’essere stata una lotta estremamente sofferta. La scienza da sempre proclama una sua neutralità strutturale rispetto a quelli che sono gli alti e bassi della politica e della geopolitica, ma in questo caso il conflitto rischia di essere totalizzante e richiede prese di posizione chiare. Quella del CERN (pdf) lo è stata:
L’Ucraina, inoltre, fa parte dei “membri associati” e tra tutti gli Stati membri non ve n’è alcuno che abbia proclamato i propri favori per la Federazione Russa in sede ONU o che si sia proclamato neutrale: una condanna chiara e totale, con la quale l’importante comunità scientifica russa viene estromessa dalla lista dei non-membri con cui il CERN intratteneva strette collaborazioni scientifiche.
Ai tempi della seconda guerra mondiale, quando tra i “ragazzi di Via Panisperna” si celava la scintilla che avrebbe portato all’ordigno nucleare, Einstein firmava un documento di condanna della guerra che poneva la scienza su una posizione nuova e alternativa rispetto alla politica. Anche il CERN intende perseguire medesima strada, ma come fu per Einstein e per quei ragazzi fuggiti negli Stati Uniti a completare le loro ricerche, occorre prendere posizione di fronte alle uccisioni dei civili e al dramma che si sta consumando nel Paese occupato.
Dopo essere stata tagliata fuori dai mercati, dopo aver palesato la volontà di isolare la propria Internet, dopo aver perso il treno che porta nello Spazio, la Russia perde anche una sedia privilegiata presso un vero e proprio tempio della ricerca scientifica. Prima che la guerra possa andare avanti e senza la facile dote del senno del poi, occorre chiederselo fin da ora con una domanda retorica: ne valeva davvero la pena?
Edit: l’articolo è stato aggiornato per correggere le conseguenze che la decisione del CERN ha sui progetti attuali e futuri.