Mancano ormai pochi giorni alla Worldwide Developers Conference di Apple: ogni anno, in primavera inoltrata, il Moscone Center di San Francisco si trasforma in un palcoscenico per la presentazione delle novità della casa della mela. E Steve Jobs ha abituato il pubblico a keynote che da conferenze diventano puro intrattenimento: effetti speciali, ospiti musicali, colpi di scena .
Andare al WWDC costa quanto un abbonamento ad un palco lussuoso in un prestigioso teatro. Per l’alloggio Apple ha negoziato interessanti accordi con alcuni hotel nelle vicinanze: si parte da circa 200 dollari a notte (colazione compresa), a cui vanno ovviamente sommate le tasse. La convention dura cinque giorni, per una cifra stimabile in circa 1.000 dollari a persona.
Il biglietto di ingresso costa un po’ di più: si parte da un prezzo base di 1.595 dollari (ma le comitive di cinque pagano soltanto quattro biglietti!), fino ad arrivare a 1.995 dollari per l’accesso con annessa iscrizione annuale ad ADC (Apple Developer Connection, la struttura che garantisce anteprime e supporto limitato agli sviluppatori).
In entrambi i casi si avrà diritto all’indispensabile all’interessante Leopard Early Start Kit : un DVD con la versione beta incompleta della prossima release del sistema operativo Mac OS, che avrebbe dovuto essere pronta per la primavera ma è slittata in autunno per non rubare la scena ad iPhone .
Naturalmente ci sarebbe da calcolare il costo del trasferimento aereo, che dall’Italia può non essere uno scherzo. Poi ci sono gli spostamenti, pranzi e cene: ma come si dice, se chiedi quanto costa è perché non te lo puoi permettere…
Sommando e sottraendo, ci vogliono quasi 5mila dollari per andare al WWDC . Costa quanto e più di una vacanza in una località esotica, e non ci sono neppure spiagge e cocktail con ombrellino ad aspettare i turisti: al posto delle ballerine e delle feste ad attendere il viaggiatore ci sarà un canuto signore, imbolsito dagli anni e dai miliardi guadagnati.
WWDC è cambiato: da punto di incontro per gli sviluppatori e gli addetti ai lavori orbitanti attorno ad Apple e al suo Macintosh, ogni anno è sempre di più un evento mediatico, uno spettacolo in stile Las Vegas . E dunque perché non far pagare come ai concerti di Elton John al Ceasar’s Palace ?
Con WWDC sono cambiate tutte le fiere di settore: al CeBIT , tra le più grandi manifestazioni di questo tipo, la selva di ragazzini in cerca di gadget è decine di volte superiore ai giornalisti e agli addetti ai lavori presenti ad Hannover. La foga dei cacciatori di memorabilia è pienamente giustificata dalle ragazze immagine seminude e dalle trovate che ciascun produttore propone in discoteca nel suo stand.
Al business plan si è sostituito il brand . Alla tecnologia si è sostituito l’ hype che circonda gli annunci sensazionali: poco importa se il telefono o la scheda video presentati non saranno sul mercato per altri nove mesi. Nel frattempo si sarà fatto baccano, si potrà affermare di essere arrivati ad un obiettivo prima dei competitor, e le azioni in borsa continueranno a salire …
Eppure Apple e il suo iCEO si distinguono dal mucchio selvaggio . Sebbene la moda del keynote-show l’abbia inventata Steve Jobs, mettendo in piedi un circo a tre piste per dirla all’americana, l’azienda californiana non ha perso mai di vista un altro detto popolare statunitense: show me the money , traducibile con un tanto fumo ma anche tanto arrosto .
Diciamolo chiaramente: Jobs è davvero l’unico capace di arringare una folla in un quel modo, con i suoi “one more thing” (ancora una cosuccia…) che il più delle volte sono destinati a svelare un capolavoro di ingegneria e di marketing. La Apple tornata sotto la sua guida si è trasformata in un formidabile rullo compressore : è riuscita a riscuotere successo persino nella vendita al dettaglio dove altri, se non hanno già mollato, sono sulla buona strada per farlo.
Quanti sono gli errori compiuti fino ad oggi dalla seconda gestione Jobs? Si contano sulle dita di una mano: il peggiore è forse il Mac Cube , che è tutt’altro che un fiasco dal punto di vista tecnico e fa comunque bella mostra di sé su migliaia di scrivanie in tutto il mondo.
E oggi Apple Inc. (che per strada si è persa un “computer”, visto che produce ben altro oltre i PC) entra pure nel S&P 100 , l’indice Standard & Poor’s che racchiude le aziende quotate alla borsa americana con i maggiori capitali: una sorta di serie A dell’economia mondiale.
Che dire Mr. Jobs? Chapeau. Alla tua età riesci ancora a guidare il balletto del trend tecnologico , farci un sacco di soldi e sembri pure divertirti un mondo!
Luca Annunziata