“Buongiorno mister Jones”, gracchia una voce metallica. “L’ultima volta che ci siamo sentiti aveva promesso di camminare a passo veloce per trenta minuti al giorno, cinque giorni alla settimana.” Il tono all’altro capo del telefono si fa inquisitorio: “È stato in grado di raggiungere questo obiettivo? Se sì prema 1, in caso contrario prema 2”.
Sono numerosi gli ex sedentari a premere con orgoglio sul primo numero della tastiera per rispondere al computer che li contatta per conto del dipartimento di medicina dell’università di Stanford. Lo dimostrano i risultati di uno studio durato un anno e pubblicato su Health Psychology .
L’obiettivo della ricerca era individuare il metodo più efficace per smuovere dalle abitudini pantofolaie gli americani e invitarli a compiere attività fisica come comandano le linee guida di stato. Si erano quindi reclutati 218 pigroni di mezza età dell’area di San Francisco per incoraggiarli a svolgere una moderata attività fisica per almeno mezzora al dì, valutando le reazioni suscitate in loro dai diversi metodi usati per sferzarli e stimolarli.
Due le strategie adottate: telefonate motivanti effettuate da personal trainer umani e telefonate gestite da un computer , in grado di recapitare all’altro capo del filo istruzioni e incoraggiamenti personalizzati e interattivi. Per confrontare l’efficacia dei due metodi, si è inoltre istituito un gruppo di controllo che, in seguito alle raccomandazioni di rito, è stato abbandonato alla propria inerzia. Tutti sono stati dotati di un sensore di movimento che potesse smascherare le eventuali dichiarazioni mendaci rese ai ricercatori.
I partecipanti più volenterosi sembravano diffidare della voce del computer: l’85 per cento aveva chiesto di essere assegnato al gruppo stimolato dalla voce umana degli allenatori, ritenendo che il timbro freddo di una voce sintetica li avrebbe fatti cedere all’indolenza. Ma i risultati dello studio, a un anno dall’avvio, hanno sorpreso partecipanti e ricercatori. “Pensavo che l’avrei odiato – ha spiegato Rita Horiguchi, 62enne coinvolta nell’esperimento – Avrei voluto una persona vera a incoraggiarmi, ma ho comunque raggiunto il mio obiettivo di camminare per mezzora ogni giorno, quattro giorni a settimana. L’ho fatto per far contento il computer , e la cosa divertente è che ha funzionato.”
Ma la signora Horiguchi non è l’unica ad aver familiarizzato con la macchina all’altro capo del telefono: “Eravamo entusiasti riscontrando che dopo sei mesi di test i risultati raggiunti dai due gruppi fossero identici – ha spiegato Abby King, a capo del progetto – dopo dodici mesi la differenza fra i due gruppi era ancora irrilevante”. Infatti, se il gruppo di controllo ha mancato l’obiettivo, la media è stata di 157 minuti settimanali di camminata a passo sostenuto per i partecipanti incoraggiati dal computer e di 178 minuti per coloro che ricevevano telefonate dall’allenatore umano.
A parere di King, la diffidenza dei partecipanti era semplicemente timore dell’ignoto. Un timore che potrebbe essere presto dissipato dall’abitudine: “Questo servizio automatizzato teoricamente potrebbe essere distribuito a tutti i cittadini rapidamente e a basso costo”. Stanford ne ha verificato l’efficacia, e Fraunhofer Institute sta lavorando a eCoach , un sistema che integra connettività Internet e dispositivi mobili per aiutare gli utenti a raggiungere gli obiettivi che si pongono, agendo come un coscienzioso genitore che rimbrotta i negligenti e premia la buona volontà. Ma sono molte le aziende ad aver intuito le potenzialità persuasive delle macchine: si affollano sul mercato servizi per utenti di smartphone che sopperiscono al parere di dietologi e alimentaristi, infermieri virtuali e telefonini che assistono gli sportivi .
Gaia Bottà