Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge “contenente misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”: si tratta del cosiddetto “Sblocca Italia” che dovrebbe rappresentare lo strumento attraverso cui rilanciare l’economia del Paese.
Per quanto riguarda il settore dell’ICT, la manovra cerca di intervenire direttamente sul flusso e sulle modalità di gestione dei fondi necessari per lavorare sulle infrastrutture, sia sul fronte dei finanziamenti europei che su quello delle detrazioni applicabili agli operatori.
Innanzitutto, il decreto stabilisce il potere sostitutivo del Presidente del Consiglio in materia di Fondi Europei : questo dovrebbe, insieme al conferimento di poteri ispettivi e di monitoraggio, nonché alla possibilità di avvalersi delle amministrazioni statali e regionali dotate di specifica competenza tecnica, garantire il tempestivo utilizzo degli stessi ed evitare così che le lentezze della burocrazia italiana alle prese con le stringenti regole del ciclo degli investimenti europei facciano sprecare risorse potenzialmente disponibili.
Il decreto interviene , nel dettaglio, anche sulle tasse dovute dagli operatori del settore prevedendo in particolare un reddito d’imposta in misura del 30 per cento (il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva parlato addirittura del 50) del costo dell’investimento a valere sull’Ires e sull’Irap complessivamente dovute dall’impresa che realizza l’intervento infrastrutturale sulla rete fissa e mobile, su impianti wireless e via satellite, inclusi gli interventi infrastrutturali di backhaul, relativi all’accesso primario e secondario attraverso cui viene fornito il servizio a banda ultralarga all’utente. E sempre a condizione che questi soddisfino gli obiettivi dell’Agenda digitale.
Per quanto riguarda la sua razionalizzazione, il decreto prevede all’articolo 6 che il Ministero dello sviluppo economico, entro e non oltre novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, stabilisca le regole tecniche per la definizione del contenuto del Sistema informativo nazionale delle infrastrutture: il cosiddetto catasto delle reti già anticipato dal decreto “Destinazione Italia”.
Il database dovrà contenere i dati relativi alle reti di accesso, con lo scopo di migliorare la destinazione dei finanziamenti in infrastrutture e colmare così il digital divide: deve altresì contenere le regole per il loro successivo aggiornamento, lo scambio e la pubblicità dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti e dagli altri soggetti pubblici o privati titolari o gestori di infrastrutture.
Per quanto riguarda i canali di finanziamento delle infrastrutture digitali, inoltre, con l’articolo 7 dello Sblocca Italia “le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultra larga effettuate anche all’interno degli edifici” sono ad ogni effetto considerate opere di urbanizzazione primaria .
Sempre per quanto concerne l’ICT, poi, il decreto costituisce uno sportello unico per i permessi agli operatori che fanno interventi per la banda ultra larga: ciò significa che è stata snellita la burocrazia a loro carico (ed eliminato il dubbio circa il soggetto pubblico da interpellare), prevedendo la possibilità di inviare comunicazione direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico , che poi dovrà provvedere entro tre giorni a inoltrarla alle amministrazioni locali competenti.
Infine, per ciò che concerne direttamente gli utenti, il decreto semplifica l’accesso al WiFi da parte della PA.
Il testo potrebbe subire delle modifiche dopo essere passato al vaglio del Ministero dell’economia e delle finanze che dovrà controllare le coperture.
Claudio Tamburrino