L’Arma dei Carabinieri ha scoperto e fermato una banda di truffatori che, dediti ad attività online illecite di vario tipo, riciclavano quindi il denaro ottenuto per ripulirlo attraverso nuove attività. L’operazione è nata a Savona, ma ha coinvolto anche le città di Bolzano, Como, Milano, Mantova, Rovigo, Pistoia e Siena, con il fermo di 19 nigeriani con età compresa tra 22 e 42 anni e con l’impegno di oltre 100 militari. 47 individui ulteriori sarebbero ancora a piede libero.
La truffa nigeriana
La “truffa nigeriana” non è soltanto un meme, insomma: a distanza di anni da quando questo termine è stato coniato sulla scia della tradizionale truffa del principe nigeriano in cerca di aiuto e denaro, questo tipo di malaffare è ancora in grado di far cadere nell’inganno molti utenti. Stiamo parlando di movimenti per quasi 6 milioni di euro, 1,8 dei quali ricevuti da 433 vittime di “truffa sentimentale” e altri da non meglio identificati soggetti da 57 individui da tutto il mondo. “Sui cellulari sequestrati ad alcuni indagati“, spiegano i Carabinieri, “sono stati individuati messaggi scambiati con connazionali presenti in Nigeria in cui si stabiliscono, tra le varie comunicazioni, anche le percentuali di guadagno dei riciclatori sulle somme ricevute a seguito delle truffe on-line“.
I Carabinieri hanno perseguito i responsabili tenendo traccia soprattutto di due tipi di truffa:
Truffa “sentimentale”
[…] in questo caso il raggiro è rivolto soprattutto a persone perbene e donne sole di età comprese tra i 25 e gli 80 anni, psicologicamente fragili e, quindi, vulnerabili, selezionate dai malviventi perché affette da depressione, da malattie oncologiche o croniche ed invalidanti, vedove o separate / divorziate, gravate da situazioni personali difficili, con le quali gli scammer, fingendosi persone importanti o professionisti di alto livello (medici, imprenditori, appartenenti a forze armate occidentali, medici in teatri di guerra, cantanti famosi, ecc.), intrecciano sui diversi social network relazioni virtuali facendo leva spesso su sentimenti di pietà e compassione, e raggirando, in questo modo, le vittime che, pur non conoscendo la vera identità degli scammer, sono indotte ad effettuare nel tempo ripetute dazioni di denaro, anche molto cospicue.
Sulla base degli elementi finora raccolti è possibile affermare che sono stati cagionati danni patrimoniali di rilevante gravità (sino a oltre 200.000 € a persona), cui si devono aggiungere le rilevanti ripercussioni sotto il profilo psicologico dovute al sentimento di vergogna provato nel rendersi conto, infine, di essere state illuse e raggirate. Sono state individuate 433 vittime della tipologia di truffa sopra descritta, residenti nelle province di Savona, Genova, Imperia, Milano, Bergamo, Lecco, Varese, Torino, Alessandria, Novara, Trento, Padova, Verona, Venezia, Bologna, Arezzo, Livorno, Roma, Teramo, Napoli, Foggia, Lecce, Cosenza, Catania e all’estero.
Truffa “man in the middle”
[…] questo tipo di raggiro informatico consiste nel violare le comunicazioni di un’azienda allo scopo di “sostituirsi” ad essa, clonandone l’identità e le relative pagine internet, oppure i relativi clienti e fornitori, in modo da far dirottare i pagamenti verso i conti correnti dell’organizzazione criminale. I malfattori entrano nella posta elettronica di un’azienda o di un suo dipendente utilizzando diversi metodi, come e-mail di phishing e/o l’invio di malware. Gli scammer hanno così modo di interporsi nella corrispondenza tra azienda e clienti/fornitori, riuscendo ad indirizzare il denaro sui conti da loro indicati. Sono state individuate strutture ricettive truffate nelle province di Savona, Imperia, Milano, Venezia, Livorno, Roma e Napoli.
L’indagine
L’ordinanza emessa dal GIP spiega che i prestaconto sono quasi tutti richiedenti asilo politico, disoccupati, senza reddito e protagonisti di 108 rapporti finanziari in ben 30 istituti di credito – tutti dislocati in provincia di Savona. Il denaro era dirottato su questi conti (documentate ben 14 mila operazioni bancarie) e quindi trasferite in Nigeria con vari strumenti. La logica del “follow the money” ha portato i Carabinieri sulle tracce dei responsabili e la banda è stata così fermata insieme alle sue attività truffaldine.
Nel caso delle truffe “sentimentali”, in molti casi si fa breccia su una fragilità psicologica che i malintenzionati hanno buon gioco a sfruttare; nel caso delle truffe “man in the middle” è invece possibile isolare parzialmente il rischio utilizzando semplici accorgimenti, tutelandosi dai malware con l’installazione di software antivirus e coltivando una minima cultura informatica per aumentare il senso critico nei confronti delle sollecitazioni in arrivo durante la propria navigazione.
Fermare questo tipo di truffe significa soprattutto eliminare situazioni di rischio per persone di maggior fragilità, evitando il susseguirsi di tranelli disseminati via mail nel tentativo di far breccia sulla posta elettronica di qualche malcapitato. Fino alla prossima “truffa nigeriana”.