Roma – “Tutelati gli utenti internet, ma anche i 60.000 italiani autori di musica, cinema, cultura”. Questo l’occhiello di una nota con cui ieri Gabriella Carlucci, relatrice del provvedimento più contestato dell’anno, il decreto legge Urbani su cinema e pirateria, ha descritto le ultime evoluzioni raggiunte in commissione Cultura. Da oggi il testo passa all’esame dell’aula di Montecitorio.
Il decreto, rispetto alla sua prima versione, è stato ampiamente rimaneggiato. Su uno dei fronti caldi, quello delle sanzioni per gli utenti , il nuovo testo prevede che l’ uso personale di un file protetto scaricato illegalmente da internet, qualora venga rilevato, sia sanzionato con 154 euro. Il file può non essere più soltanto un film o un audiovisivo ma qualsiasi opera dell’ingegno tutelata dalle normative sul diritto d’autore.
Si tratta dunque di una sanzione amministrativa, che può salire a 1.032 euro nel caso che il comportamento illecito venga reiterato, e vale non solo per il download ma anche per la messa in condivisione dei file. A questa sanzione, però, si aggiungono la confisca dei materiali nonché la pubblicazione della condanna sui giornali . Quest’ultima disposizione viene spiegata come una estensione di quanto già previsto dalle attuali normative sul diritto d’autore per chi duplica CD o DVD per scopo non personale , per esempio con finalità di lucro.
La sanzione di tipo penale scatta invece soltanto per chi trae profitto o fa commercio di opere protette attraverso internet. A fronte di questo reato, la legge prevede anche la possibilità del carcere (da sei mesi a tre anni nei casi più gravi).
Uno degli aspetti più interessanti e per molti versi controversi del nuovo testo sta nel fatto che i soli file legalmente scaricabili di opere protette sono quelli che saranno distribuiti, non è chiaro come, con una nota informativa che attesterà il pagamento dei diritti per la circolazione del file stesso. Scaricare dunque un file che non abbia tale nota darà la certezza, secondo la nuova formulazione, che si sta compiendo un illecito o, se lo si fa per profitto, un reato.
Dinanzi al compimento di un illecito amministrativo, come accade nel caso di uso personale , le attività di indagine si svolgono evidentemente in modo diverso che dinanzi al compimento di un reato. Una situazione che ha una relazione con il ruolo dei fornitori di connettività che viene ampiamente rivisto nel nuovo testo in modo tale che il provider non debba come uno “sceriffo”. Rimarrà da vedere nelle prossime ore se la nuova formulazione incontrerà il favore degli operatori che, come si ricorderà, hanno commentato con estrema durezza il testo presentato a marzo dal ministro ai Beni Culturali e approvato dal Consiglio dei Ministri.
Nel provvedimento, infine, viene confermata la tassa sui masterizzatori , un 3 per cento sul prezzo di vendita che verrà distribuito, almeno così viene dichiarato, a produttori ed autori di opere dell’ingegno.
Va detto che la nuova formulazione sembra aver incontrato il via libera dell’opposizione . Uno dei più critici, il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, ha affermato che “le dichiarazioni dell’onorevole Carlucci (…) nelle quali afferma che il testo verrà cambiato togliendo le sanzioni per i provider e per gli utenti, ci fanno ben sperare per una positiva soluzione della vicenda. Resta il problema della vecchia e antiquata legislazione sul diritto d’autore. Ora aspettiamo il Governo e la Camera dei Deputati al vaglio dell’aula”.
Nella nota in cui spiega il nuovo testo, la relatrice Carlucci ricorda che “l’Italia è il Paese europeo con il maggior livello di pirateria (784 milioni di dollari la perdita arrecata all’industria), e vanta anche una società degli autori (Siae) con oltre 60.000 iscritti. I diritti degli utenti internet vanno tutelati, ma anche quelli degli autori e dei produttori di cultura. Il “conflitto” tra cultura e tecnologia, tra legge sul diritto d’autore e tecnologie a banda larga, è stato, almeno in questa occasione, positivamente e superato”.