Nel metamondo di Second Life , uno stormo di falli volanti, il mese scorso, ha aggredito la regina dell’architettura virtuale Anshe Chung . Indignata, si è appellata alle severi leggi americane sulla proprietà intellettuale per tutelarsi dalla diffusione delle scabrose immagini dell’evento.
Anshe, al secolo Ailin Graef, è uno dei personaggi più noti in Second Life: un milione di dollari guadagnati vendendo case di pixel all’interno del MMOG , articoli che la citano come magnate del virtuale. La celebrità le ha fatto guadagnare oppositori, l’ultimo dei quali un griefer , un troll irriverente che opera nei mondi virtuali. Durante un’ intervista rilasciata dall’ avatar dell’immobiliarista ad un avatar -giornalista di cnet, il licenzioso griefer le ha scagliato contro un stringa di codice capace di autogenerare oggetti, nella fattispecie, centinaia di falli fluttuanti.
Per arginare la diffusione della sconveniente falloforia, definita cyber violenza pornografica , Anshe Chung si è appellata al Digital Millennium Copyright Act ( DMCA ). Rivendicando i diritti di proprietà intellettuale sul proprio avatar , ha ritenuto di poter impedire la pubblicazione senza permesso di video e screenshot dell’imbarazzante episodio.
Pare che l’immobiliarista sia in parte riuscita nel proprio intento. cnet riporta come il video dell’offensiva falloforica sia stato rimosso da YouTube (ma è disponibile su Google Video mentre scriviamo), a seguito di un’ingiunzione proveniente da Anshe Chung Studios. Ma non è la sola ingiunzione: una diffida l’avrebbe ricevuta anche il Sydney Morning Herald , che aveva documentato l’evento. Il consorte della signora del MMOG sembra voler trattare, con un uso sapiente dei sottintesi: “probabilmente per sbaglio, avete pubblicato un’immagine di un’opera il cui copyright appartiene a mia moglie Ailin Graef e ad Anshe Chung Studios, senza aver ottenuto il permesso di farlo.”
Una questione di privacy e di diritto all’oblio può essere trattata con il DMCA? La legge da che parte si schiererà? I diritti di proprietà intellettuale sono concessi dai gestori di Second Life, Linden Labs , a ciascuno degli utenti (anche se mon mancano i dubbi a riguardo). È altresì vero che l’istituto del fair use , l’ uso legittimo , non dovrebbe costituire un’eccezione nell’ambito dei mondi virtuali, soprattutto in virtù del fatto che negli screenshot e nei video non si riproduce il codice sul quale è costruito l’oggetto virtuale, ma una rappresentazione dell’oggetto.
Nella vita reale, qualsiasi paparazzo che lucrasse su immagini scabrose potrebbe essere accusato di diffamazione, ma quasi nessuno tenta di bloccare la diffusione di notizie abbarbicandosi su un traballante diritto di proprietà intellettuale. Parafrasando un esempio tracciato da un legale della Electronic Frontier Foundation , si pensi al caso in cui un pluriomicida venisse catturato mentre indossa un abito griffato. Una pessima pubblicità per il marchio (anche se le vie del marketing sono infinite e impreviste). Lo stilista, però, non potrebbe che accettare mestamente l’accaduto, non potrebbe nemmeno lontanamente pensare di sporgere denuncia nei confronti di coloro che pubblichino la foto. È fair use, il diritto ad utilizzare materiale posto sotto copyright senza bisogno dell’autorizzazione; è diritto di cronaca.
Parimenti, il video della falloforia rappresenta un uso legittimo di materiale posto sotto copyright, dichiarano i gestori del metamondo, e “le leggi riguardo al fair use sono coerenti con la cultura della creatività e della collaborazione, che costituiscono gran parte di Second Life”.
La disciplina del fair use, però, sta iniziando ad essere erosa dalle rivendicazioni dei detentori dei diritti , che impugnano le leggi in materia di proprietà intellettuale e sembrano brandirle come un ricatto. Coloro che si appellano al fair use, ne parla Lawrence Lessig nel suo Free Culture , vengono messi di fronte alla scelta di assecondare le pretese dei detentori dei diritti o affrontare costose e logoranti battaglie legali.
È questo il meccansimo che potrebbe ricalcare l’immobiliarista miliardaria di Second Life, naturalmente dopo aver archiviato l’infamante circostanza. Detenendo i diritti sulle proprie creazioni, Anshe Chung potrebbe mettere sotto scacco chiunque abbia subito il fascino dalle sue creazioni e le abbia catturate in uno screenshot, accusandolo di violazione del DMCA e di pirateria. E magari pretendendo un corrispettivo, in dollari fruscianti.
Gaia Bottà