Roma – Apple iTunes è ufficialmente “la spina” nel fianco delle major discografiche. Non solo perché la sua strategia commerciale ogni giorno sembra più solida , ma anche perché Apple si ostina a non scendere a compromessi – almeno per ora – con le tecnologie DRM altrui.
EMI ha dichiarato che i suoi CD protetti saranno presto “rippabili” su PC e trasferibili, nonché riproducibili, sui player Apple iPod. Un’affermazione importante, destinata a segnalare un importante cambio di rotta nelle delicatissime strategie sulle tecnologie di controllo dei contenuti. Ma sono bastate poche ore ed è arrivato un comunicato dell’azienda della mela con cui si sconfessano le dichiarazioni EMI . “Le informazioni fornite da EMI sulla compatibilità fra la tecnologia Macrovision/EMI e iTunes/iPod non sono vere, non abbiamo idea per quale motivo EMI abbia fatto questa dichiarazione”, si leggeva nel documento ufficiale.
Di interesse il fatto che la dichiarazione EMI sia giunta al culmine dei più clamorosi eventi DRM, quelli legati ai rootkit installati da Sony sui PC dei propri clienti a loro insaputa: qualcuno ha visto nel tentativo di EMI il desiderio di rilanciare l’immagine del DRM . Sebbene Macrovision, la sviluppatrice della soluzione DRM CDS-300 utilizzata da EMI, si vanti di adottare una tecnologia diversa, che non installa rootkit e “semplicemente” limita il numero di copie e di ripping, il DRM in questi giorni è nel mirino dei consumatori come mai prima.
Steve Jobs, gran capo di Apple, non si è certamente dimenticato dei tentativi delle major di aumentare il costo delle tracce audio da vendere online. Anzi, si è probabilmente tolto un sassolino dalla scarpa quando ha accusato l’industria discografica di essere “ingorda”. E’ evidente che la mancanza di un solido compromesso su questa argomento abbia concorso nella scelta di fare blocco nei confronti delle tecnologie DRM delle major. Perché regalare alle case la possibilità di sfruttare l’immagine di iTunes e iPod per rilanciare il settore CD?
EMI e Sony BMG lavorano da anni sui progetti DRM, aumentando anche il numero CD protetti presenti sul mercato. I primi problemi sono sorti quando un buon numero di consumatori ha iniziato a lamentarsi per i problemi di riproduzione, di incompatibilità dei brani acquistati con alcuni player, di impossibilità di fare copie private dei CD come previsto dalla legge e molto altro. La soluzione di compromesso di Macrovision è stata quella di rendere possibile il ripping di un intero album e al massimo tre copie CD dello stesso. Ogni traccia, inoltre, può essere masterizzata su CD per un massimo di sette volte.
Una soluzione, a quanto pare, insoddisfacente sia per le organizzazioni dei consumatori che per la stessa Apple. E dire che nell’agosto del 2004 Macrovision aveva già promesso la piena compatibilità del CDS-300 con iPod e iTunes, dichiarando che sarebbe stata integrata FairPlay , la tecnologia DRM di Apple. A distanza di un anno, forse, il costo della licenza Apple dev’essere salito notevolmente, perché secondo gli analisti l’unica via percorribile, al momento, potrebbe essere rappresentata solo dall’integrazione di tracce in formato AAC sui CD per aggirare il problema. Ovviamente, però, perdendo la protezione su cui si è puntato e lavorato.
Difficile credere dunque che il clamoroso botta e risposta tra EMI ed Apple sia dovuto ai soli interessi economici: dietro ci sono i destini del DRM , i diritti dei consumatori e, oggi più che mai, la gestione dell’immagine e della reputazione delle imprese che producono e distribuiscono contenuti in Internet.
Dario d’Elia