Il DRM turba l'appassionato

Il DRM turba l'appassionato

Ne parla un lettore che investe molti dei propri soldi in musica ma che sempre meno riesce a tollerare le limitazioni alla fruizione imposte dai produttori sulla musica in vendita, su CD e online
Ne parla un lettore che investe molti dei propri soldi in musica ma che sempre meno riesce a tollerare le limitazioni alla fruizione imposte dai produttori sulla musica in vendita, su CD e online


Roma – Spett.le Punto Informatico, Vi scrivo in qualità di consumatore “accanito” di musica (investo una parte consistente dei miei introiti in acquisti musicali e sul nostro sito di musica); in questo particolare momento provo profondo disagio per i problemi insorti in materia di diritti d’autore. Lamentarsi dei prezzi (che naturalmente reputo esosi) è facile, come altrettanto semplicistica è la giustificazione addotta dalle major per il loro incremento: la pirateria privata.

Se per un attimo decido sia valida l’equazione dei discografici per cui un cd piratato corrisponde ad uno invenduto e come soluzione unica e definitiva accetto il Digital Right Management (già introdotto sia sui CD sia nei brani digitali in vendita), allora mi aspetterei anche un conseguente abbassamento dei prezzi, che però non mi risulta. Anzi.

Un caso emblematico è quello riportato in Contrappunti/ Mp3 e tentazioni estive di Massimo Mantellini, dove emerge che per lo store giapponese di Itunes alcune major hanno richiesto al contrario cospicui aumenti di oltre il 30%. In primavera poi saranno in scadenza molti contratti delle case discografiche con lo stesso fornitore. Non reputo fantascientifico ipotizzare che un maggior costo dei brani in formato digitale porterà a ritoccare anche i prezzi dei CD, verso l’alto naturalmente, per mantenere diversificata l’offerta; in alternativa uno dei due formati è destinato a morte certa.

Le limitazioni introdotte con il DRM mi fanno insorgere dubbi che pare non trovino risposta, specialmente per chi al mio pari reputa la musica anche come un buon investimento, e non solo a livello culturale. In quanto cliente di Itunes (ma l’esempio può essere esteso), posso ascoltare la musica acquistata solo su PC autorizzati dal fornitore; mi domando: ma se dovessi passare a miglior vita? Gesti scaramantici a parte, che fine farebbe la mia musica? Per “tramandarla” insieme agli altri dischi, devo mettere fin da ora la password del mio account nel testamento? E facendo altrettanti scongiuri, se dovesse chiudere Itunes, potrò continuare ad ascoltare la musica acquistata?

Esistono store che non utilizzano il DRM (vedi: emusic.com), e consentono, ad esempio, di scaricare più volte ed in qualsiasi momento un brano regolarmente acquistato, con l’indubbio vantaggio di farmi dormire sonni più sereni e di limitare il numero di copie di sicurezza (i computer, ma anche i CD vergini stessi, non è un mistero, si danneggiano con estrema facilità).

Mi chiedo se convenga comprare brani on line o continuare ad investire solo sui CD. La prima soluzione (pur sempre un ripiego) ha dalla sua il prezzo, più contenuto, ma manca in primis di qualità audio (decisamente inferiore rispetto al CD), aspetto poco dibattuto e sottovalutato in modo a me alquanto inspiegabile; difetta anche l’offerta, limitata a pochi store e con cataloghi abbastanza parziali. Sarà forse la mia la visione di un
appassionato “incontentabile” e/o “troppo esigente”?

Nel confronto generale ho la sensazione che manchino, o si sentano comunque poco, le voci degli attori principali: gli artisti (intendo i grandi nomi). Domanda: siccome non sono l’unico ( per fortuna!) a dipingere un quadro della situazione del genere, possibile che non arrivi loro un po’ di questo nostro disagio?

Lucalosvizzero
www.suonati.it

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Pubblicato il
24 nov 2005
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