Un team di ricercatori dell’Università del Texas (Austin) ha condotto un test di GPS spoofing lungo le coste del mare italiano, una ricerca che ha permesso loro di prendere il controllo a distanza di uno yacht extra-lusso e che evidenzia ancora una volta il rischio di affidarsi in via esclusiva alla navigazione satellitare.
Agendo con il permesso dei proprietari dello yacth da 80 milioni di dollari in crociera nel Mediterraneo, il team capitanato dal professore associato Todd Humphreys – esperto mondiale nel campo di ingannare il GPS – ha agganciato il ricevitore GPS di bordo con un segnale tre volte più forte rispetto a quello proveniente dalla rete satellitare. In pratica, a uno dei tre satelliti necessari a completare la triangolazione, e dunque il “fix” della posizione tramite GPS, si è sostituito il segnale fasullo prodotto dal team, alterando i risultati dei calcoli e quindi ingannando di fatto la strumentazione.
La strumentazione usata per dirottare il panfilo da 65 metri è costata appena 2.000 dollari, spiega Hymphreys, e i risultati del test sono stati eccellenti considerando che gli strumenti dell’imbarcazioni non si sono accorti di nulla cambiando la rotta originaria come se nulla fosse. Il dirottamento del segnale GPS è un problema di una certa rilevanza, soprattutto in mare dove la tecnologia digitale ha completamente soppiantato i vecchi strumenti di bordo per calcolare e seguire una rotta.
Stando a Hymphreys – che lavora alla questione in una ricerca ancora da pubblicare – una possibile contromisura al possibile spoofing del segnale GPS è la modifica del modo in cui i segnali di geolocalizzazione vengono inviati dalla rete satellitare statunitense, segnali che dovrebbero essere inframmezzati da firme digitali digerite senza problemi dagli attuali ricevitori GPS ma “imprevedibili” e quindi inattaccabili da parte di eventuali malintenzionati.
Alfonso Maruccia