Si chiama Pixel Qi ed è il nuovo parto di Mary Lou Jepsen, ex- chief technology officer di One Laptop per Child . L’esperta tecnologica ha creato la nuova società con un primo obiettivo ben preciso, quello di realizzare un portatile a basso costo che non superi i 100 dollari , fissando il prezzo ideale sui 75 dollari. Una promessa che, come dimostra il caso di XO – partito come “il laptop da 100 dollari” e finito poi per costarne il doppio – non sembra tanto facile da mantenere.
Ma se c’è una persona a cui tale impresa potrebbe riuscire questa è proprio Jepsen: la tecnologa ha in sostanza inventato una delle componenti essenziali della Children’s Machine , ovvero il display ottimizzato per il funzionamento a basso regime energetico. “La fuoriuscita da OLPC permette lo sviluppo di una nuova macchina, oltre XO, influenzando inoltre un mercato per le nuove tecnologie più esteso”, si può leggere sulla attuale homepage di Pixel Qi.
E che la nascita di un nuovo player di notevole caratura – viste le componenti tecnologiche in gioco – permetta un’estensione del mercato dei sub-notebook e delle tecnologie correlate è un fatto indubbio: dopo l’ exploit iniziale di XO le macchine sottocosto hanno cominciato a proliferare , conquistando anche l’interesse di Intel con Classmate e Asus con Eee PC .
Il legame tra OLPC e Pixel Qi rimane comunque forte, considerando anche il fatto che le tecnologie inventate da Jepsen per XO – e ora prodotte da Pixel Qi – verranno fornite alla società di Negroponte a prezzo di costo , mentre verranno vendute a prezzo pieno alle organizzazioni commerciali.
Nuovo laptop sottocosto a parte, l’uscita di Jepsen da OLPC fa discutere e solleva interrogativi: c’è chi è critico con la scelta, valutandola come un mero tentativo di lucrare sui diritti delle invenzioni usate nel progetto non profit di XO, ma anche chi la considera una buona mossa per salvare asset di valore dal carrozzone dell’ex-laptop da 100 dollari di Negroponte .
Alfonso Maruccia