L’Europa ha dato il via ad una nuova stagione di lotta all’evasione fiscale delle grandi multinazionali e da ultimo la caccia è stata aperta nei confronti di Microsoft, Skype e Disney.
Il tutto è iniziato con l’intervento nei confronti di Apple e dell’Irlanda ed è la conseguenza di un’indagine preliminare avviata lo scorso giugno contro alcuni paesi membri, sospettati di aver garantito aiuti di stato a certe multinazionali attraverso una tassazione compiacente che permette loro di sfruttare il meccanismo della libera circolazione garantito dal mercato unico europeo: in quella sede erano stati riconosciuti come obiettivi espliciti dell’investigazione le aliquote agevolate di Lussemburgo, Paesi Bassi ed Irlanda.
Successivamente indagini europee erano state avviate anche nei confronti di Google (per cui si è parlato dell’adozione di una misura ad hoc), Apple ed Amazon. Quest’ultima è finita sul banco degli imputati insieme al sistema tributario del Lussembrugo, lo stesso per cui è chiamata in causa anche Redmond, così come Disney, Skype e Reckitt.
Un corposo documento accomuna alle pratiche di queste aziende anche quelle di altre come Pepsi ed Ikea: al centro di tutto il Lussemburgo e le maglie larghe della sua tassazione che avrebbe offerto a queste grandi aziende accordi ad hoc estremamente vantaggiosi.
Microsoft, poi, appena poche settimane fa ha chiuso un contenzioso con l’erario cinese ed ha impostato la sua difesa nei confronti dell’agenzia che si occupa di riscossione fiscale negli Stati Uniti. Ora dovrà fare i conti anche con l’Europa, sia per quanto la riguarda direttamente che per la sua controllata Skype.
Claudio Tamburrino