E dopo l’inizio dell’era del fotovoltaico che si auto-pulisce , dagli USA arriva la promessa di una nuova, importante evoluzione della tecnologia: ricercatori del MIT hanno realizzato una cella solare in grado di ripararsi autonomamente , composta da un giusto mix di materiali naturali e nanotech e pronta, al giusto ordine, a “ricostruirsi” riacquistando l’efficienza perduta a causa di guasti e usura.
Uno dei principali problemi della tecnologia del fotovoltaico è infatti la comprensibile tendenza all’usura: le celle sono a diretto contatto con i raggi solari e, per quanto l’efficienza della trasformazione energetica possa rimanere alta, prima o poi il materiale viene reso inservibile dalla stessa fonte di energia che è stato progettato per sfruttare.
Al MIT hanno risolto il problema con la realizzazione di celle fotoelettrochimiche composte da lipidi vegetali, proteine, i soliti nanotubi di carbonio e un tensioattivo. In caso di guasto o malfunzionamento, il peculiare mix può essere istruito a trasformarsi in un composto amorfo e poi a ricostruirsi per rigenerare la cella .
Per quanto promettente possa essere la loro ricerca, gli esperti del MIT avvertono di trovarsi ancora nelle fasi iniziali e di dover lavorare ancora parecchio soprattutto dal punto di vista dell’efficienza energetica: le celle auto-riparanti sono ancora molto lontane dalle performance ottenibili come quelle “standard” impiegate oggigiorno.