Roma – C’è il futuro della connettività e la possibilità di mantenere lo sviluppo di Internet al passo con le esigenze di una società che sta mutando pelle e forma nell’era digitale, dietro lo sforzo delle autorità britanniche per spingere sul network di nuova generazione . L’obiettivo è innervare di nuova e capace fibra ottica ogni angolo del reame, o
tutti gli angoli possibili, e per farlo si punta alle infrastrutture esistenti, a partire da quelle idriche.
Ofcom, l’Autorità TLC locale, ha avviato una indagine per ottenere un quadro completo delle potenzialità di risparmio: l’idea di far passare la fibra ottica all’interno di infrastrutture esistenti è antica, quello che manca è un quadro di insieme che permetta di realizzare un progetto nazionale che proietti il Regno Unito nella nuova connettività . L’idea è di trovare la chiave per ridurre sostanzialmente un investimento che, è stato detto, rischia altrimenti di toccare la cifra di 15 miliardi di sterline .
Tra gli obiettivi della rete di nuova generazione c’è quello di portare nelle case velocità di accesso fino a 100 megabit al secondo , un risultato che può essere ottenuto più facilmente negli edifici di nuova costruzione e al quale già si lavora in Francia e Germania. Spiega Ed Richards, CEO di Ofcom: “La banda larga superveloce è un ottimo investimento nelle nuove aree di costruzione. Dobbiamo avvantaggiarci di questa opportunità e incoraggiare l’investimento nelle reti in un clima di concorrenza. Questo consentirà ai consumatori di beneficiare di tutti i vantaggi di velocità di accesso ultrarapide, di condizioni e di scelta concorrenziali”. Ofcom ha scelto di dedicare questa fase dell’indagine proprio ai nuovi edifici e alle nuove case per evitare, oggi, di andare a toccare i delicati equilibri di mercato tra gli operatori del broad band tradizionale.
Ciò a cui si punta è dunque un nuovo modello. Non solo grandi infrastrutture ma soprattutto ultimo miglio , connettività capace di agganciare le reti domestiche ai network di nuova generazione. Una scelta più facile nei cantieri di oggi e domani. In questo senso, dice Ofcom, potrebbe venire in soccorso dei progetti nazionali l’attuale infrastruttura idrica e fognaria . Le condutture di trasporto dell’acqua e i punti di accesso sotterranei alla rete potrebbero celare ampio spazio per la posa veloce ed economica di infrastrutture di connettività, esattamente come accade in molte aree di diversi paesi, Italia compresa , dove la fibra viene fatta correre dentro, sopra, sotto e accanto le reti delle utility .
Gli obiettivi sono ambiziosi : entro il 2020 Ofcom vuole che siano connesse alla next generation network almeno tre milioni di case . L’Authority ha dunque aperto una consultazione che da qui al 25 giugno richiede la collaborazione di tutti i soggetti interessati. “La banda larga di nuova generazione – ha avvertito Richards – cambierà radicalmente la nostra percezione della comunicazione. E per questo dobbiamo prepararci subito”.
Tra le prime utility ad essere sondate da Ofcom ci sono quelle dell’acqua e dell’energia . “Dobbiamo essere sicuri – ha sottolineato il CEO di Ofcom – che su questo non si perdano opportunità. Sappiamo che molti dei costi (per il deployment della banda larga di nuova generazione, ndr) sono legati all’ingegneria civile”. Il riferimento evidente è quanto accaduto in Francia, dove è emerso con chiarezza che più di metà delle infrastrutture esistenti di comunicazione possono essere utilizzate per lo sviluppo ulteriore di fibra.
Un nodo consistente dello sviluppo possibile dell’NGN, la rete di nuova generazione, riguarda naturalmente la collaborazione tra gli operatori interessati, perché anche questo può servire a velocizzare la “trasformazione” del sottosuolo britannico in una megarete e ad abbattere i costi di questa evoluzione. Non c’è da sorprendersi dunque se tra le varie opzioni considerate c’è anche la condivisione delle infrastrutture : le condutture oggi già utilizzate da grandi società delle TLC come British Telecom dovranno poter essere condivise dai fornitori di servizi “in superbanda”, una ipotesi che peraltro proprio BT ha già accolto con favore. “In realtà – fanno sapere i funzionari della società di telecomunicazione – questo già è stato introdotto in alcuni paesi europei come misura utile, ma le precedenti consultazioni di Ofcom su questo fronte non hanno evidenziato alcuna domanda per queste soluzioni nel Regno Unito”.
Battaglie di posizione a parte, Ofcom fa sapere di non voler per forza “imporre nuove regole. Noi vogliamo incoraggiare gli investimenti”. Non sarà facile: di mezzo ci sono questioni che conosce anche l’Italia, dalla gestione dell’ultimo miglio (ossia della terminazione della rete nel domicilio dell’utente) ai costi di trasferimento tra operatori.
In futuro, quando si verrà a parlare di trasformazione della rete in rame in quella in fibra, British Telecom ha già fatto sapere a Ofcom che non battaglierà per continuare a gestire il network in rame. Ma in cambio ci vorranno garanzie, dietro ogni investimento ci vorrà il supporto di un disegno complessivo, di una strategia di sviluppo credibile che coinvolga tutti gli operatori. Una questione aperta, che andrà risolta, perché non è ipotizzabile che lo sviluppo dell’NGN possa essere a lungo legato esclusivamente alle nuove abitazioni. Le prime 600 nuove case fornite di fibra da BT saranno consegnate ad agosto, e in altre aree, nel Kent ad esempio, si parla di 10mila case con connettività da 100 megabit al secondo. Ma sono iniziative localizzate, scattered dicono i britannici, che necessitano di un coordinamento nazionale. Ofcom è fiduciosa: una volta messo a punto il metodo per le nuove costruzioni, potrebbe risultare più facile affrontare il vero nodo della trasformazione, quello della rete esistente.
E in Italia? Punto Informatico ne ha parlato col GARR, qui di seguito. Sulla carta, le opportunità per spingere sul Next Generation Network a livello infrastrutturale anche nel Belpaese non mancano. Lo spiega a Punto Informatico Massimo Carboni del Consortium GARR , responsabile tecnico della rete che fornisce connettività e servizi alle principali realtà accademiche e di ricerca italiane: “La fibra c’è già, ma spesso resta inutilizzata oppure è usata male”. Quello che si prefigge il GARR, che sta investendo nelle reti di nuova generazione, è “sfruttare le economie di sistema, collaborare coi carrier, realizzare sul territorio sinergie con comuni e regioni attraverso accordi bilaterali e trilaterali, così da sfruttare le risorse infrastrutturali che ciascuno di questi ha per posare fibra ottica che sia utile a loro e a noi”.
Carboni spiega che l’obiettivo è evitare quello che definisce un fiber-divide : “Sarà quello il vero fattore abilitante utile per lanciare nuovi servizi e nuove applicazioni per tutti”. Da parte sua, il GARR ha molta esperienza da condividere : “Possiamo tentare di trasmettere una certa filosofia e un modello di sviluppo, mentre le realtà locali possono investire una parte dei loro fondi per garantirsi benefici immediati, tagliando i costi di interconnessione, e offrendo alla comunità un gran numero di nuovi servizi”.
Secondo Carboni, ci sono già alcune realtà interessanti in Italia: ad esempio la Sardegna , che, con risorse limitate, sta comunque procedendo nella direzione giusta. Anche il Comune di Firenze, le Marche e la Basilicata si stanno muovendo bene: “Alcuni sono riusciti a compiere un vero salto di qualità, altri ci stanno provando: il punto è riuscire a trasferire il concetto che la rete può essere uno strumento di comunicazione, può consentire anche alle amministrazioni di portare ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno”.
Meno di 10 anni fa, in Italia si faceva un gran parlare di fibra ottica, ma il paese si è perso per strada: “Oggi l’Italia è in ritardo – avverte Carboni – e mentre ci si preoccupa del wireless nei parchi pubblici ci si dimentica di offrire connettività reale”. Il futuro significa FTTB ( Fiber To The Building ), connessioni simmetriche e IPV6: “Sarà questa la vera rivoluzione copernicana, che renderà gli utenti tutti uguali sulla rete”.