Dopo aver interrogato i cittadini comuni (negli USA) sulle problematiche connesse alla privacy in rete, il Pew Research Center passa questa volta a consultare gli esperti impegnati nel settore tecnologico. Obiettivo: avere indicazioni sullo stato del diritto alla riservatezza da qui a 10 anni .
Il pensiero comune a tutti gli esperti consultati è che nel 2025 la privacy sarà un concetto sostanzialmente diverso rispetto a oggi, e che la possibilità di non essere tracciati o tenuti sotto controllo – una possibilità che oggi qualcuno considera ancora possibile – sarà, nel migliore dei casi, estremamente difficile da mettere in pratica.
In 10 anni i gadget e i sensori della Internet delle Cose (IoT) trasformeranno radicalmente il mondo tecnologico, e la “profilazione” degli utenti diventerà comune, ubiqua e onnicomprensiva: le abitazioni, le automobili e i servizi di rete terranno sotto controllo costante gli utenti, e non è detto che la cosa dispiaccia.
La stragrande maggioranza dei cittadini sarà disposta a barattare la privacy per accedere a nuovi servizi e opportunità, dice Hal Varian di Google , perché i vantaggi ottenibili da tale baratto saranno molto più allettanti del diritto alla riservatezza.
Solo una minoranza di netizen deciderà di chiamarsi fuori dal mondo iper-connesso e iper-tracciato del (prossimo) futuro, prevedono gli esperti consultati da Pew, anche se le previsioni potrebbero dover subire alcuni aggiustamenti qualora le regole legali della privacy venissero rafforzate.
Procede ad esempio nel senso di un aumento delle protezioni per gli utenti la risoluzione non vincolante recentemente approvata dalle Nazioni Unite , una risoluzione promossa da Germania e Brasile che vorrebbe lanciare un “forte messaggio” in difesa della privacy nel mondo post-Datagate.
Alfonso Maruccia