“Tutto quello che avreste voluto sapere su Google… Ma non avete mai osato chiedere”: così si intitola una illuminante presentazione in 34 diapositive dell’azienda francese di consulenza FaberNovel , che spiega per filo e per segno alcune delle armi dell’arsenale di BigG. Una buona occasione per discutere tra gli addetti ai lavori dello stato dell’arte della strategia elaborata a Mountain View, e un’ottima occasione per smentire un paio di leggende metropolitane su come funziona realmente Google.
Innanzi tutto, la crisi economica attuale e l’eventuale diminuzione degli introiti pubblicitari di BigG, non sono destinati ad impensierire particolarmente il search engine californiano: nel corso degli anni Google ha portato avanti rami paralleli del proprio piano complessivo di sviluppo, e oggi è potenzialmente in grado di monetizzare attraverso lo sfruttamento di una serie di tecnologie proprietarie o brevettate che detiene, senza contare gli investimenti fatti nel campo del mobile e del video , che prima o poi cominceranno a fruttare.
Soprattutto, BigG ha dalla sua uno strumento fondamentale: il suo motore di ricerca, e tutto quello che gli ruota attorno. Il Pagerank , nonostante non sia proprio tutto nella vita (ne ha parlato anche uno dei dirigenti di Mountain View in una recente conferenza, come spiegato di seguito), conta ancora molto nella vita di tutti: ed è a tutt’oggi l’unico strumento in grado di valutare la reputazione di un sito su due piedi, costituendo così un buon vantaggio competitivo per Google e un grosso ostacolo per i suoi concorrenti.
Forse è anche per questo che la G del search è così gelosa di questa sua tecnologia, che da sola comunque non basta a spiegare il perché di tanto successo: FaberNovel spiega che si tratta in ogni caso solo di un tassello di una più vasta operazione che coinvolge altri settori strategici, come l’infrastruttura di rete (e BigG investe pure in satelliti da un po’ di tempo), la promozione del proprio marchio e dei propri servizi grazie ad accordi specifici (come quello con Mozilla), o lo sviluppo integrato delle differenti branche della propria offerta per consentire all’utenza di fluire da un servizio all’altro liberamente .
Messi tutti assieme, questi fattori fanno sì che Google porti avanti una strategia fatta di apertura (della piattaforma e dei propri servizi) e di rottura con il passato: una seria minaccia per tutti i concorrenti, messi in crisi dalla grossa liquidità di BigG e dalla sua capacità di infilarsi in qualsiasi settore, colonizzandolo con la sua strategia sempre uguale, fatta di servizi offerti ai clienti e di interoperabilità.
A Mountain View, insomma, non puntano ad essere necessariamente primi in tutto (anche se magari sperano di diventarlo): piuttosto si accontentano, come nel caso della pubblicità fuori dalla Rete , di aprirsi un piccolo varco in ogni settore e “contagiarlo” con la propria strategia. Da parte sua, BigG ha dalla sua uno strumento utile come AdSense che permette di fornire risposte interessanti per gli utenti e parametri di valutazione oggettivi per gli inserzionisti, così da poter consentire a tutti di fruire al meglio dei suoi servizi.
Ed è proprio da questo principio di fruibilità che parte Matt Cutts , il papà del SafeSearch e responsabile delle tecnologie di protezione dallo spam per Google. Cutts spiega che no, “il ranking non è morto”: ma gli strumenti a disposizione degli esperti di ottimizzazione dei siti ( SEO , Search Engine Optimization) consentono oggi di valutare nello specifico l’effettivo valore del lavoro svolto nel tentativo di indicizzare al meglio un sito o una pagina, cambiando la loro mentalità. Non più la ricerca disperata del ranking esasperato , quanto piuttosto concentrarsi su traffico effettivo e guadagno effettivo ( ROI , Return Of Investment).
Nel futuro, poi, BigG intende puntare molto sulla ricerca unificata ( quella ispirata a Britney Spears ): in quest’ottica, Cutts consiglia ai SEO di cambiare l’approccio alla propria attività, lavorando di più sulla creazione di un autentico ecosistema di informazioni attorno ad un dato argomento – così da riempire la casella del video, dell’audio, del flash, del web nelle future ricerche – invece di concentrarsi unicamente sugli aspetti meramente meccanici del proprio lavoro. Insomma, in futuro la rilevanza di una informazione su Google potrebbe essere basata sempre di più sull’effettiva mole e la varietà di informazioni disponibili su un argomento.
Luca Annunziata