Roma – Toyota ha presentato al pubblico la prossima generazione di vetture ibride prodotte dal marchio giapponese: come nei casi precedenti, molti dei quali già circolano sulle strade italiane, a un propulsore di potenza che spinge la vettura alle velocità più alte sarà abbinato un motore elettrico alimentato dalle batterie per gli spostamenti cittadini. La vera novità è però il carburante scelto per alimentare il power-train della nuova Mirai (“futuro” in giapponese): non più benzina, ma idrogeno . Mirai sarà una delle prime automobili alimentata da pile a combustibile a essere prodotta e venduta al pubblico in tutto il mondo, se non la prima in assoluto.
L’idea di realizzare veicoli spinti dall’idrogeno è funzionale all’idea di ridurre l’emissione di gas serra e sostanze inquinanti da parte delle vetture tradizionali: dal motore di un FCV esce praticamente solo vapore acqueo, di fatto rendendo quasi nullo l’impatto ambientale di queste auto. Le sperimentazioni di Toyota con i FCV, Fuel Cell Vehicle , sono iniziate negli anni ’90 del secolo scorso. Parliamo di un’altra epoca per quanto riguarda la tecnologia basata su idrogeno stivato ad alta pressione e sfruttato dalle pile a combustibile per generare energia tramite una reazione elettrochimica. La sicurezza e la potenza delle unità dell’epoca erano limitate, operavano in modo efficiente solo a temperature molto basse, e nel corso di 20 anni trascorsi in ricerca e sviluppo Toyota ha sfornato una serie di veicoli-prototipo che ha mostrato in varie fiere e saloni di settore senza però mai parlare esplicitamente di commercializzazione.
La Mirai è un esempio significativo del progresso effettuato da Toyota in questi anni: con 3kW/l di energia prodotta, una potenza complessiva di 100kW, pile a combustibile che sono in grado di contenere idrogeno fino a 70MPa di pressione garantendo un’autonomia di 700km , di fatto raddoppia le performance rispetto al prototipo precedente presentato appena 1 anno fa. Le sue performance sono in linea con gli attuali allestimenti ibridi benzina-elettrico già in commercio, e la produzione su vasta scala dovrebbe consentire ai costi di scendere rapidamente tanto da rendere abbordabile il prezzo per i potenziali acquirenti (Toyota afferma di essere riuscita a far calare il prezzo del 95 per cento rispetto a solo due anni fa). Si parla comunque di quasi 60mila dollari (6,7 milioni di yen) per i primi 700 esemplari che saranno distribuiti già dal prossimo dicembre in Giappone, e poi toccherà alla California con un prezzo pressoché analogo a metà 2015. Al volgere dell’autunno del prossimo anno poi sarà la volta di Germania, Danimarca e Regno Unito, dove il prezzo dovrebbe aggirarsi sui 60mila euro: l’Italia potrebbe vedere le prime Mirai vendute non prima del 2017, quando altri paesi si uniranno ai primi programmi pilota. Entro il 2020 Toyota punta a produrre decine di migliaia di vetture a idrogeno all’anno.
Quel che spinge oggi Toyota a fare il grande passo e lanciare la Mirai è senza dubbio la maturazione della tecnologia delle pile a combustibile, ma l’azienda giapponese si giova dell’esperienza acquisita in tutti questi anni con l’ibrido termico: di base il concetto di power-train che spinge l’auto, ovvero la combinazione tra il motore a idrogeno e quello elettrico, è molto simile a quello già presente in decine di migliaia di vetture vendute e circolanti in strada. Il vero problema è il rifornimento del combustibile: a oggi non esiste una vera rete di distribuzione per l’idrogeno da automobile , e la decisione di iniziare da Giappone e California è proprio legata alla necessità di mettere in piedi un circuito di stazioni di servizio in cui recarsi a fare il pieno. Per provvedere all’approvvigionamento giova la partnership con Air Liquid, che fornirà l’idrogeno che sarà caricato con circa 3 o 5 minuti di attesa nel serbatoio speciale delle pile a combustibile. Sia il Giappone che la California hanno poi deciso di investire denaro pubblico nella creazione di una rete di stazioni di servizio, così da promuovere lo sviluppo e la vendita di questo tipo di propulsione (il Giappone prevede anche degli incentivi economici per agevolare l’acquisto della vettura).
C’è solo un neo in tutte le buone promesse della Toyota Mirai: la produzione di idrogeno per alimentarla è un problema non ancora risolto, mancando metodi davvero efficaci ed efficienti per sostenere la sua creazione e stiva su larga scala , sebbene non manchino le aziende che puntano a rivoluzionare il settore. Se la vettura ha un impatto ambientale molto basso durante la marcia, lo stesso non si può dire in modo definitivo e certo dei processi di produzione del suo combustibile: si tratta comunque di un primo passo utile a smarcarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili.
Luca Annunziata