No, la navigazione Internet degli utenti di telefonia mobile italiani non può essere sottoposta ad intercettazione sistematica . Il Garante per la privacy ieri ha sollevato un polverone e raccolto applausi scroscianti non solo perché ha ribadito un principio di interesse capitale, ma anche perché ha bloccato una pratica illegittima da parte dei gestori telefonici, quella della registrazione delle URL visitate via cellulare .
Un log dei siti web nei fatti permette di dar vita ad una mappatura della persona , incrociando i suoi interessi sociali, culturali, economici e persino sessuali: molto, se non proprio tutto, può essere desunto da un’analisi improvvida e non consentita dalla legge delle URL visitate. Se è vero che non sono poi moltissimi gli utenti italiani che navigano su Internet via cellulare, chi lo fa fino ad oggi ha corso il rischio di essere sottoposto ad una schedatura di fatto.
L’Autorità guidata da Francesco Pizzetti ha imposto a Telecom Italia, Vodafone e H3G di cancellare le informazioni, “illegittimamente conservate, riguardanti i siti Internet visitati dagli utenti”. In più a Vodafone, H3G e Wind “è stata impartita l’adozione di specifiche misure tecniche per la messa in sicurezza dei dati personali conservati a fini di giustizia”.
Come noto il famigerato Decreto Pisanu prescrive che gli operatori telefonici conservino con diligenza i dati di accesso alle reti telefoniche e telematiche, un log che comprende date, orari, indirizzi IP ma esclude le URL . In particolare, ha spiegato il Garante, i gestori devono conservare esclusivamente i dati di traffico telematico funzionali alla fornitura e alla fatturazione del servizio di connessione e non quei dati di traffico “apparentemente esterni alla comunicazione (pagine web visitate o gli indirizzi IP di destinazione ), che possono coincidere di fatto con il “contenuto” della comunicazione, consentendo di ricostruire relazioni personali e sociali, convinzioni religiose, orientamenti politici, abitudini sessuali e stato di salute”.
Per quanto riguarda Telecom Italia , il Garante ha imposto all’incumbent di cancellare i dati tra i quali, rileva, vi erano talvolta “perfino le interrogazioni ai motori di ricerca effettuate dagli utenti . Il trattamento illecito dei dati di traffico telematico riguarda tutti gli utenti che usufruiscono dei servizi di accesso alla rete mobile con tecnologia cellulare “. A Telecom è stato anche vietato l’uso di proxy che non siano necessari alla comunicazione o alla fatturazione, perché si tratta di strumenti che “interponendosi tra l’utente e i siti consentono una ingente raccolta di dati relativi alle connessioni effettuate nel corso della navigazione”. Una prescrizione che sembra cozzare con le possibili esigenze di investigazione suggerite da più parti per i progetti “Amanda” e “Super Amanda”, strutture di intercettazione sistematica che sarebbero volute dall’intelligence e la cui esistenza è stata sempre smentita anche dalla stessa Telecom Italia.
Per quanto riguarda Vodafone e H3G , il Garante si è limitato ad imporre la cancellazione dei dati registrati illecitamente e la messa in sicurezza dei dati trattati. A Wind , invece, il Garante si è limitato a prescrivere il rispetto delle misure di sicurezza. A tutti ha chiesto di adottare i “sistemi tecnologici richiesti dal ricordato provvedimento del Garante del dicembre 2005 , sia in relazione alle ulteriori criticità rilevate nel corso delle ispezioni”.
“Questi provvedimenti – ha dichiarato Mauro Paissan, componente del Garante – affermano un principio innovativo e importante: va tutelata la riservatezza anche della navigazione in Internet e dell’uso dei motori di ricerca. I gestori telefonici non possono dunque conservare questi dati, nemmeno per ragioni di giustizia. Entro due mesi queste informazioni dovranno ora scomparire. Viene in questo modo riaffermata l’estrema delicatezza delle visite e delle ricerche in Internet”.
Il fatto che sia emersa la raccolta illegittima di dati non è casuale: il Garante sta eseguendo una ispezione per verificare come siano conservati i dati degli operatori a fini di giustizia e in quale modo i gestori telefonici adempiano alle richieste dell’autorità giudiziaria in caso di indagini. Una ricerca che potrebbe portare ad altre novità: non si limita ai soli operatori mobili ma è estesa anche a quelli di telefonia fissa.