Gli scienziati delle università di Michingan e California hanno annunciato di aver testato con successo in laboratorio un nuovo prototipo di orecchio bionico . Il nuovo dispositivo promette di essere più sensibile e più flessibile nel suo utilizzo, permettendo un miglioramento della qualità della vita del suo futuro utilizzatore.
Gli apparecchi che oggi sono già impiegati con discreto successo , prevedono l’ installazione di un trasmettitore che stimoli una parte dell’orecchio interno, denominata Coclea , attraverso una serie di impulsi captati da ventiquattro elettrodi . Non tutte le forme di sordità possono essere così risolte, ma al momento esistono oltre 100mila utilizzatori di questo tipo di impianti.
Il limite principale di questa tecnologia, sebbene in continua evoluzione , è la scarsa sensibilità alle basse frequenze, unita ad una insufficiente qualità dell’audio che rende quasi impossibili le conversazioni in un luogo affollato : il principio sui cui si basa costringe ad installare gli elettrodi sulla superficie della Coclea, diminuendo l’efficacia del dispositivo.
“È come parlare a qualcuno attraverso una porta chiusa – il segnale arriva attutito” ha detto John Middlebrooks, che sviluppa il progetto assieme a Russell Snyder. Il nuovo prototipo invece scavalca la Coclea e si collega direttamente al tessuto nervoso: gli esperimenti, dicono i ricercatori, mostrano risultati incoraggianti. In futuro per i sordi sarà forse addirittura possibile ascoltare musica come chiunque altro.
Per il momento gli esperimenti su esseri viventi si limitano a dieci gatti : dopo aver valutato la risposta celebrale dei felini a stimoli sonori a diverse frequenze e intensità, questi vengono resi sordi (sic!) ed equipaggiati con il nuovo impianto.
Una successiva nuova stimolazione sonora mostra una risposta celebrale a partire da 0.6 kHz, contro i sette necessari per far entrare in funzione il modello precedente. Il nuovo dispositivo consuma anche molta meno energia: “potrebbe essere tanto piccolo da poterlo impiantare senza necessità di protesi esterne ” ha detto sempre Middlebrooks.
La prima generazione di protesi coclearia ha ridato l’udito a molti: questi nuovi prototipi , sebbene ancora lontani da un possibile impiego sull’uomo, hanno buone possibilità di rivoluzionare il settore . Occorreranno almeno altri cinque anni per arrivare alla sperimentazione sull’uomo, ma i colleghi di Snyder e Middlebrooks la definiscono già una “idea brillante”.
Luca Annunziata