Google non è Internet. Sfatiamo il mito, togliamo il poster dalla cameretta. Non lo è mai stato, non voleva esserlo, non può e non potrebbe mai esserlo. Parola di un fan sfegatato di uno dei migliori motori di ricerca esistenti. Perché in fondo solo questo è, basterebbe ricordarselo sempre .
Porre Google al centro dell’universo Web, pensare che sia uno specchio fedele ed aggiornatissimo di quel che succede ed esiste in Rete, è un errore che commettiamo in tanti. Google nacque in modo affascinante, crebbe in modo stupefacente, resiste e regna in modo invidiabile. Ma tutto questo non lo trasforma in quello che non può essere, ovvero il contenitore di tutto quel che esiste su Internet.
Sempre più spesso, ed è un vizio frutto di pigrizia, si dà per scontato che “se c’è su Internet c’è su Google”, e viceversa. Un errore pericoloso, derivato forse dalla percezione comune dei media in generale. Ovvero “se lo dice la Tv, allora è vero” o “l’ho letto sul giornale, quindi è successo”.
Google è uno specchio deformante che mostra alcuni aspetti della rete tacendone altri, fermo restando che è un ottimo strumento per recuperare velocemente, e spesso precisamente, moltissime informazioni e dati. Ma Google non è Internet, esattamente come l’anagrafe o l’Istat non sono l’Italia, né possono rappresentarla e mostrarla nella sua completezza e varietà.
Affidarsi completamente ad uno strumento (di ricerca automatica) o pensare che esso possa sostituirsi alla ricerca umana, alla curiosità umana, è un errore ormai talmente comune e diffuso da costituire un ostacolo culturale alla comprensione e all’approccio alla Internet di oggi. Non è un caso se proprio in questi giorni fa notizia la pubblicazione di una lista ragionata delle 100 alternative a Google . Suona quasi come un avvertimento per i nuovi arrivati e un reminder per gli utenti più vecchi, anche per quelli dell’epoca pre-google.
Che si parli di censure o di filtri, o di aggiramenti dei suoi algoritmi (vedi Googlebombing ma non solo) Google non lesina dimostrazioni dei propri limiti, eppure a volte semplicemente non ce ne accorgiamo, travolti come siamo dall’efficienza generalmente molto elevata dei suoi servizi.
Forse è il caso di dircelo: Google non è il centro di gravità permanente di Internet, ma lo è e lo diventa se milioni di utilizzatori lo eleggono Re Sovrano ed infallibile. Ed oggi uscire dagli indici di Google per un sito, soprattutto per un sito commerciale, significa non esistere. Non usare i servizi di Google per un webmaster è pressoché impensabile, se ha a cuore la visibilità del proprio lavoro. Questo qualcosa significa: rivalutare il ruolo di quello che non è più solo un motore di ricerca dovrebbe venire spontaneo a chiunque conosca ed utilizzi la Rete nel suo reale insieme, incontrollabile e non indicizzabile da nessun algoritmo per quanto accurato e preciso possa essere.
Dovremmo ricordarcelo più spesso. I ragazzi di Mountain View possono comprare i newsgroup, ravanare immagini e notizie, portare il mondo sul desktop con Google Earth, darci email da 100 Gb, creare strumenti migliori di quelli esistenti per quel che riguarda aste, ricerca sul desktop, gadget, e via dicendo. Ma non possono, non ancora, sostituire la Rete. Internet è la fuori e per “navigarla” davvero non basta neppure il più straordinario dei servizi di ricerca. Come da una finestra, per quanto grande sia, non si può ammirare tutto il paesaggio, allo stesso modo Google mostra solo quel che vede. Che troppo spesso diventa tutto ciò che vediamo noi tutti.
“Spegni la televisione, fatti una passeggiata” consigliano i nonni, per un giorno al mese chiudi Google e fatti un giro per la Rete senza babbo G, consiglio io. C’è tutto un mondo là fuori, usando Google tendiamo a dimenticarlo.
Luca Schiavoni