Si è consumata ieri, dopo qualche mese di attesa, la risposta del Governo ad una interrogazione “chiave” del deputato Maurizio Acerbo , che chiedeva lumi sul famigerato Codice di autoregolamentazione Media e Minori e sul suo impatto sulle libertà online. La posizione del Governo è stata espressa dal sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Paolo Naccarato , che ha spiegato perché è bene che i provider si assumano le proprie responsabilità. Il Codice, come noto, vorrebbe spingere gli ISP ad una maggiore sorveglianza su quanto circola sulle proprie reti nonché ad un ruolo attivo nel diffondere e far utilizzare sistemi di filtraggio per l’accesso ad Internet.
Nell’interrogazione, Acerbo si chiedeva quale fosse l’orientamento del Governo, visto che il Codice “contiene pesanti interventi in materia di censura e obbligo di intervento dei fornitori dei servizi internet sui contenuti circolanti in rete, che possono avere dei pesantissimi effetti negativi sul rispetto dei diritti costituzionali e sulla libertà di impresa, imponendo pastoie burocratiche alle aziende italiane, rendendole, di conseguenza, meno competitive rispetto a quelle straniere”. Il rischio, secondo Acerbo, non è solo che si dia vita ad un’attività legislativa extra-parlamentare ma anche che si proceda verso ” forme anche implicite o occulte di profilazione e trattamento di dati degli utenti della rete “. Da qui la richiesta al Governo per sapere “quali iniziative intenda intraprendere per evitare futuri coinvolgimenti dell’Esecutivo nella limitazione della libertà di impresa dei fornitori di servizi internet”.
Naccarato ha spiegato che non c’è nulla da temere e non c’è nulla di strano nel Codice. Si tratta di una proposta che punta ad unificare i vari codici (Codice di autoregolamentazione Tv e Minori, Internet e Minori ecc.) in un unico Codice di autoregolamentazione di riferimento che prenda in considerazione la convergenza tra i diversi media .
A spingere in questa direzione, ha dichiarato, è l’ampliamento delle possibilità di circolazione dei contenuti, accessibili a ragazzi e adolescenti minorenni. Ma non si tratta di una legge, né di una norma imposta dall’alto, quanto invece appunto di un impegno che deve essere assunto da chi decide di sottoscriverlo e, per quanto riguarda Internet, in particolare, dai provider (definiti “Internet Service Provide”).
In questo momento, ha continuato Naccarato, la proposta di Codice è all’attenzione di tutti i soggetti interessati, dagli ISP, appunto, ai produttori di software, fino agli editori e distributori di videogiochi, comprese anche emittenti televisive, ma anche associazioni di tutela delle famiglie e dei minori, associazioni di consumatori ed altri ancora, tutti soggetti che stanno presentando le proprie osservazioni, che contribuiranno a definire il Codice.
D’altra parte, ha dichiarato Naccarato, “un sano, equilibrato e completo sviluppo mentale è un diritto del minore riconosciuto dall’ordinamento giuridico nazionale ed internazionale”. Infine, ha chiuso Naccarato, la stessa Commissione Europea ormai da anni incoraggia lo sviluppo di sistemi di autoregolamentazione, apparati di filtraggio e sensibilizzazione delle famiglie per far fronte alle potenzialità anche negative per lo sviluppo del fanciullo “insite nella rete Internet”.
Nella sua replica Acerbo non si è detto pienamente soddisfatto , la sua sensazione è che al Governo continuino a sfuggire le specificità di Internet. Si augura che si tratti davvero di “codici di autoregolamentazione” e auspica che il ministero delle Comunicazioni operi un controllo di legalità su quanto sottoscritto. In più, Acerbo si augura “che il governo abbandoni atteggiamenti che troppo spesso lo hanno posto in contrasto con il grosso degli utenti Internet. Purtroppo in questo campo molti sono gli episodi incresciosi, dalla legge sui blog alla criminalizzazione del “file sharing”, o l’incredibile vicenda WiMax, sulla quale in rete è in atto una petizione polemica nei confronti del ministro Gentiloni”. “Tutto questo – conclude Acerbo – non significa che non intendiamo occuparci della tutela dei minori, l’invito al Governo è di far sì che questi codici di regolamentazione non diventino strumento per delimitare gli spazi di libertà della rete Internet”.