Sanremo – Puntuale come annunciato, e come anticipato da PI nei giorni scorsi, è arrivato il Patto di Sanremo , un evento studiato per dare una forte accelerazione al controllo dei contenuti digitali, ridefinendo al contempo il ruolo di operatori e provider. E per questo destinato certo a sollevare polemiche sulle libertà digitali.
Per comprendere la portata del Patto basti pensare che non solo è stato siglato dal Governo (ministri Urbani, Stanca e Gasparri) ma anche da una cinquantina tra fornitori di connettività, titolari dei diritti, case di produzione e gestori di piattaforme di distribuzione. Ma all’accordo hanno anche aderito i ministri delle Politiche Comunitarie, delle Attività Produttive, degli Affari Esteri, della Giustizia, dell’Istruzione-Università e Ricerca, nonché il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio ( qui un pdf con l’elenco di tutti i firmatari).
Va anche segnalato che la presentazione del Patto è avvenuta in un giorno in cui tanto Stanca quanto Gasparri si sono affannati a sostenere che le modifiche alle modifiche alla Legge Urbani estinguono il problema del penale per gli utenti che condividono file protetti non a scopo di lucro. Parole che, pur sembrando cozzare contro la realtà dei fatti (vedi più avanti), hanno certamente introdotto la Sanremo revolution nello spirito del Festival, dove la guarnizione dello spettacolo è spesso utile a risolvere tra i lustrini le incertezze dei contenuti.
Ieri il Governo ha parlato di “rivoluzione digitale rappresentata dai diversi contenuti che vengono immessi in Rete, dalla musica al cinema e televisione, dalla cultura all’editoria”, una visione della “rivoluzione” che ai più è sembrata ignorare il senso stesso della rete, ovvero le mille diverse modalità di comunicazione tra i suoi utenti che non solo non hanno nulla a che vedere con le vecchie forme della comunicazione, del mercato e quant’altro, ma sono anche espresse solo in minima parte dal file sharing .
Ma cos’è il Patto che nasce sulle orme del lavoro della Commissione e-Content ? Secondo il Governo “darà vita a diversi momenti di confronto per superare le esigenze, spesso contrastanti, degli operatori e assecondare il crescente sviluppo del settore dei contenuti digitali, evitando che Internet sia una sorta di Far West”.
Nello specifico, l’intesa mira a creare un ambiente digitale definito “sicuro” , pensato per incoraggiare chi detiene i diritti sui contenuti a metterli a disposizione sulle reti telematiche “creando così un punto di confronto e di collaborazione tra quanti sono impegnati nella diffusione della cultura on line: il Governo, i fornitori di connettività, i titolari dei diritti, le case di produzione musicale, cinematografica, televisiva, editoriale, di intrattenimento, nonché i gestori delle piattaforme distributive”.
L’idea, dunque, è quella di sostenere un modello legale di fruizione dei contenuti “modificando tra l’altro – ha spiegato il Governo – le aspettative degli utenti, che sono ancora legati all’idea che tutto ciò che transita sulla Rete deve essere gratuito”.
Secondo i rappresentanti dell’Esecutivo, infatti, Internet “non si può considerare una sorta di zona franca , un territorio senza legge in cui le norme vigenti non debbano essere applicate e rispettate, ma piuttosto un’area in cui tutte le iniziative ed anche le misure legislative devono essere a prova della Rete , tenendo conto delle sue peculiari caratteristiche tecnologiche e della necessità di far crescere la competitività del mercato “.
Con il Patto si vuole dunque “incentivare ed incoraggiare il raggiungimento di specifici accordi tra tutte le parti interessate, favorendo la collaborazione degli operatori del settore e degli utenti” in cui le Istituzioni giochino il ruolo di “garanti” e “promotori”.
Non solo. Ieri il Governo ha ipotizzato il varo di nuove normative “con l’obiettivo di “non criminalizzare” il Peer-to-Peer e la diffusione legale dei contenuti, considerando che le norme devono essere sufficientemente flessibili da non rappresentare un freno allo sviluppo delle tecnologie e del mercato”. Ma va detto che, come si può leggere nel pdf per la stampa che riassume le conclusioni della Commissione e-Content di Paolo Vigevano, il peer-to-peer rimane un oggetto più o meno sconosciuto alle Istituzioni: vengono infatti descritti come P2P anche i nuovi sistemi di distribuzione musicale legale in rete a cui si stanno affidando le major in questi mesi. Sistemi che con il P2P hanno davvero ben poco a che spartire.
Cosa cambierà dunque per l’utente? Nell’immediato ben poco, ma con il tempo grazie a questo “tavolo di confronto pubblico-privato” si darà vita ad una serie di modelli distributivi, clausole contrattuali per gli utenti Internet e altri mezzi con i quali creare il sospirato mercato dei contenuti, quello stesso che notoriamente già prospera anche in presenza di una diffusa e crescente attività sul peer-to-peer. Si può sperare, comunque, che ai prossimi confronti vengano invitati gli esperti e le associazioni tenuti fuori dalle audizioni svolte della commissione Vigevano.
Ed ecco quindi di seguito i binari sui quali si muoveranno operatori e produttori. L’idea del Patto è di spingere sull’ autoregolamentazione delle diverse categorie interessate nel quadro di un comune sforzo volto alla promozione del mercato. Le Linee Guida per l’adozione di “Codici di Condotta” contenute nel documento sottoscritto ieri ( qui in pdf) sono dunque rivolte agli ISP, ai titolari dei diritti e alle società di produzione.
Partendo da concetti di fondo come il diritto di ciascuno di godere delle arti e partecipare alle attività della comunità, l’introduzione alle Linee Guida sostiene che per cogliere le opportunità del digitale è necessario far quanto possibile per evitare “condotte contrarie alla legge”.
Le Linee Guida in sé parlano di necessità: promuovere la disponibilità di contenuti, prezzi trasparenti e sviluppo di sistemi di Digital Rights Management , spingere su modelli di pagamento adeguati, sulla disponibilità di opere di pubblico dominio e sullo sviluppo di modelli di business utili all’intera filiera.
Agli ISP si richiede di attivare campagne di sensibilizzazione verso gli utenti, per scoraggiare le condotte illegali di cui sopra, adottare iniziative per impedire la diffusione non autorizzata di contenuti protetti, definire contratti trasparenti e comuni a tutto il settore, definire clausole di risoluzione o sospensione del contratto la cui applicazione è subordinata all’accertata violazione del diritto d’autore .
Ai titolari dei diritti si chiede di aumentare la qualità e la disponibilità dei contenuti legittimamente introdotti in rete.
Ai produttori di materiali audiovisivi e ai gestori delle piattaforme di distribuzione legale si richiede la definizione di “precisi obiettivi di produzione e distribuzione di contenuti digitali immessi in rete” e di operare in trasparenza.
Ma ecco di seguito le dichiarazioni dei ministri Stanca, Gasparri e Urbani a proposito del Patto e, a seguire, la polemica sul concetto di penale introdotto al Senato con le modifiche alle modifiche della Legge Urbani, con il botta e risposta tra il senatore Cortiana e lo stesso Vigevano. In ultima pagina le reazioni dei consumatori di Altroconsumo e quella di Microsoft. Di seguito proponiamo le dichiarazioni rilasciate dai tre ministri che ieri hanno presenziato alla firma del Patto e che lo ritengono un momento di svolta.
Lucio Stanca
“L’affermazione mondiale di Internet, la trasformazione in forma digitale di ogni tipologia di contenuti, la rapida diffusione delle reti di comunicazione elettronica e della larga banda rappresentano le innovazioni tecnologiche alla base del cosiddetto dilemma digitale .
Per i produttori di contenuti e per gli autori, che in prospettiva potranno accedere a mercati molto più ampi di quelli odierni, si aprono scenari non del tutto rassicuranti. Quante copie ancora potrebbero essere vendute se la Rete rendesse possibile un accesso incondizionato ai contenuti protetti da diritto d’autore? Potenzialmente una sola! Quanti libri, brani musicali, ecc. potrebbero essere ancora prodotti e pubblicati se l’intero mercato può esaurirsi con la prima copia elettronica?
Nel contempo la rivoluzione digitale rappresenta per i consumatori e per la società tutta, una straordinaria opportunità di informazione, di condivisione della conoscenza, di crescita culturale, di intrattenimento. Versioni elettroniche di qualsiasi tipo di contenuto possono essere disponibili in tutto il mondo, per tutto l’anno, 24 ore al giorno, con un semplice click. Questa potenzialità della Rete di essere motore per la diffusione della conoscenza va preservata, in quanto è alla base della crescita culturale di ogni Paese”.
Maurizio Gasparri
“Con il Patto di Sanremo le istituzioni, con i fornitori di connettività, i titolari dei diritti, le case di produzione ed i gestori della piattaforme di distribuzione sosterranno iniziative per la produzione e la diffusione di contenuti digitali per valorizzare la cultura nella rete ed avviare campagne di informazione e sensibilizzazione dei consumatori.
Inoltre, oggi occorre partire dalla condanna dell’illegalità. Chi copia e distribuisce opere protette, trasgredisce le leggi sul diritto d’autore, tanto se le sue azioni si compiono nella Rete, quanto se avvengono nella realtà. Nelle strade delle città, come nelle autostrade dell’informazione, purtroppo sono visibili questi comportamenti illeciti, che vanno condannati con fermezza.
Occorre anche lavorare al superamento degli ostacoli tecnologici per distribuire le opere anche nelle reti digitali. Esistono soluzioni tecnologiche per gestire i diritti degli autori anche in Internet e la rete non va abbandonata solamente alle tecnologie per il libero scambio dei contenuti.
Condannare l’illegalità vuol dire creare le condizioni affinché si possa ridurre il costo di fruizione dei diritti. Riceviamo sollecitazioni dalle nuove generazioni che percepiscono il costo della musica come eccessivo e inadeguato alle loro capacità di acquisto. A loro chiediamo lo sforzo di non cedere all’illegalità; agli autori e produttori, ai detentori dei diritti chiediamo invece di avviare una politica visibilità per contenere il costo di queste opere”.
Giuliano Urbani
“Sono impressionanti le dimensioni economiche della pirateria: ammontano a 4,2 miliardi di euro i danni provocati alle aziende dalla pirateria musicale, cinematografica, televisiva, editoriale, etc, cui si assommano 1,5 miliardi di euro di mancati introiti IVA per lo Stato.
Ma la pirateria non è solo un danno economico, ma anche un crimine contro la nostra cultura: musica, cinema, letteratura sono espressioni della nostra identità culturale, frutto di millenni di storia e di civiltà, oltre ad essere veicolo di diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo. È per questo che dobbiamo difenderli.
Secondo dati FIMI, da quando è entrato in vigore il cosiddetto Decreto Urbani c’è stata una diminuzione del 30% della pirateria on-line. Ora, su indicazione di Parlamento e operatori puntiamo ad un salto di qualità per favorire, con l’autoregolamentazione ed una campagna di sensibilizzazione, la nascita di un mercato legale dei diritti d’autore su Internet. Ciò consentirà a magistratura e forze dell’ordine di concentrarsi sulle grandi organizzazioni criminali dedite alla pirateria. Così internet diventerà un’opportunità per cinema e musica, una fonte di nuovi finanziamenti e non la tomba della creatività artistica”. Fiorello Cortiana , senatore dei Verdi e presidente dell’Intergruppo Bicamerale per l’Innovazione Tecnologica:
“Il Patto di Sanremo si fonda su una menzogna: scaricare è reato penale.
Ieri, nell’aula del Senato della Repubblica, la maggioranza ha approvato un articolo al Decreto Urbani, secondo cui chi scarica musica e film incorre in un reato penale . I Ministri delle markette sanremesi possono dire ciò che vogliono, ma la verità sono le leggi proposte e votate dal Parlamento. Noi Verdi, non solo da tempo, ci battiamo contro questa ignobile norma, ma avevamo presentato un ordine del giorno, tra l’altro approvato, che impegnava il Governo a ritirare la proposta indecente.
Il Ministro Stanca può far finta che la sanzione pecuniaria ne cambi la natura, ma se avesse un minimo di competenza giuridica avrebbe un’opinione ben diversa. Le Forze dell’Ordine e la Magistratura, a causa dell’obbligatorietà dell’azione penale, dovranno impiegare risorse e personale per rincorrere milioni di cittadini criminalizzati da questi oboli pre-elettorali.
La discussione sul Decreto Urbani e la commissione Vigevano erano una grande opportunità per far incontrare la cultura e l’universo di internet. L’inadeguatezza, la fumosità e le menzogne – come appunto la penalizzazione dei navigatori – delle proposte scaturite dalla Maggioranza e presentate oggi dai Ministri Stanca, Urbani e Gasparri limiteranno fortemente lo sviluppo di nuovi mercati nel nostro Paese comprimendo i diritti e le libertà dei cittadini”.
Alle pesanti dichiarazioni di Cortiana ha replicato Paolo Vigevano :
“Il sen. Cortiana ha la memoria corta e dimentica quanto da lui stesso concordato sulle modifiche al dl Urbani. Le norme approvate dalla Settima commissione del Senato, infatti, perfezionano e non peggiorano quelle che facevano parte dell’accordo evocato dal sen. Cortiana con il Ministro Urbani.
Le modifiche che il parlamentare aveva concordato con il Ministro Urbani prevedevano la sanzione penale a carico di chi immetteva in Rete file privi dei necessari diritti solo se tale immissione avveniva a scopo di lucro (art.171-ter) e tale e quale è stata approvata dalla Settima commissione del Senato. Ma il sen. Cortiana non si era reso conto che in tal modo chi immetteva contenuti privi dei diritti d’autore sulla rete sarebbe stato comunque punibile penalmente in base all’articolo 171.
Invece, il testo approvato in Commissione a Palazzo Madama depenalizza di fatto l’immissione di contenuti privi di diritti in rete per finalità diverse da quelle di lucro, considerate nell’articolo 171-ter, che verrà punita solo con una multa. Senza attendere l’approvazione della norma, che prevedeva l’istituzione di una commissione per affrontare i provvedimenti lasciati ancora aperti, il Governo ha già provveduto a istituire questo organismo e la stessa commissione è già giunta alla conclusione dei propri lavori.
La Settima Commissione del Senato ha compiuto un ulteriore passo in avanti prevedendo che su tutti quei temi su cui l’intervento per legge rischierebbe di essere inefficace (DRM, ad esempio), perché si irrigidirebbe l’evoluzione di tecnologie non ancora consolidate, o si condizionerebbero a priori modelli economici ancora in fase di sperimentazione, si proceda attraverso apposite sedi di approfondimento e di confronto di cui facciano parte gli operatori del settore per giungere dove possibile anche alle definizione di codici di autoregolamentazione”.
Cortiana ha poi ulteriormente replicato con insolito cipiglio:
“Va bene che mentire è lo sport preferito da questo Governo, ma oggi ne ho sentite veramente troppe di menzogne sul testo approvato ieri dall’Aula del Senato sulla pirateria informatica. E’ necessario un chiarimento affinché ci sia una corretta informazione su questa vicenda e occorre rinfrescare la memoria ai ministri delle markette sanremesi.
Il Ministro Urbani, nel maggio scorso, prese un impegno solenne in Parlamento, affinchè la norma secondo cui scaricare una canzone da internet sia un reato penale venisse cambiata. Dopo mesi di attesa che il provvedimento che, tra l’altro, io stesso ho contribuito a stilare venisse discusso e approvato, e dopo mesi in cui, con pazienza, il centrosinistra ha tenuto in vita, con la deliberante, la possibilità che la Cdl mantenesse gli impegni presi, Governo e Maggioranza hanno invece fatto il solito gioco delle tre carte: cambiando, con una proposta di emendamento del presidente della VII commissione Asciutti, il contenuto e le forme degli accordi.
Ci siamo così ritrovati a discutere un provvedimento dentro un decreto legge che nulla ha a che fare con questi temi e, ieri, è stato approvato dall’Aula del Senato l’articolo che non toglie il reato penale, ma riduce solo le pene. Lo stenografico parla chiaro, il resto sono chiacchiere da campagna elettorale. Ovviamente non ci stiamo a questo gioco che criminalizza milioni di utenti di internet ed a una logica smaccatamente proibizionista”. L’Associazione dei consumatori Altroconsumo è sul piede di guerra. Non solo non ha firmato il Patto di Sanremo ma lo ritiene un atto “prematuro e demagogico” a fronte di una normativa tutt’altro che definita e della sussistenza di sanzioni penali per chi scarica dalla rete opere senza autorizzazione con finalità di fruizione personale.
“Il quadro giuridico che regolamenti il settore – spiega l’Associazione – è ancora indeterminato. Parlare di codici di condotta o ipotizzare campagne di comunicazione, quando ancora le regole del gioco non sono state fissate, è prematuro e demagogico”.
“Prima – ha dichiarato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo – dovrà essere individuata la linea di demarcazione tra il fenomeno della diffusione abusiva di contenuti attraverso Internet e il diritto alla copia privata per il consumatore. Siamo contrari a criminalizzare indistintamente attività quasi sempre non soggette a sanzioni penali e in alcuni casi esenti anche da sanzioni amministrative”.
Già un anno fa, quando il decreto Urbani era in discussione in Parlamento, Altroconsumo aveva chiesto un confronto aperto tra istituzioni, major discografiche e cinematografiche, internet service providers e consumatori per individuare nuove regole che consentano la creazione di un mercato legale della condivisione di file audiovisivi in Rete. “Il confronto non è avvenuto – afferma Altroconsumo – e la commissione interministeriale non ha ottenuto risultati apprezzabili. Le nuove regole, ad oggi, non sono state create”.
Da rivedere, secondo l’Associazione, anche il sistema dell’equo compenso quando vi siano misure tecnologiche di protezione e la possibilità di “dialogo” tra piattaforme per la musica on-line e lettori digitali di ogni tipo. “Altroconsumo – conclude la nota diffusa dall’Associazione – da sempre riconosce il diritto d’autore e i diritti connessi, a condizione che non sia penalizzato il diritto dei consumatori alla fruizione, continuando a favorire la diffusione di nuove opere e tecnologie”.