Il Grande Drago sputa fuoco sulla rete

Il Grande Drago sputa fuoco sulla rete

Gli artigli delle agenzie di controllo del regime stritolano sempre più la libertà di milioni d'utenti internet. Si inaspriscono la censura e il controllo cinesi. Shangai nel mirino
Gli artigli delle agenzie di controllo del regime stritolano sempre più la libertà di milioni d'utenti internet. Si inaspriscono la censura e il controllo cinesi. Shangai nel mirino


Roma – L’ultimo passo compiuto dai burocrati comunisti per imbavagliare i cittadini è stato di sistemare microcamere di sorveglianza e software specialistici negli internet-cafe di Shangai, in grado di rintracciare chiunque infranga le severissime norme governative sulla fruibilità delle informazioni sul web.

Le regole d’oro da non infrangere sono semplici ed appartengono ad un ben noto clichè: è proibita la consultazione di informazioni provenienti da fonti religiose (con riferimenti espliciti al proibitissimo movimento spirituale del Falun Gong ) nonché qualsiasi altro tipo di materiale digitalizzato non esplicitamente approvato dal governo.

Entrando in un internet cafe si viene immediatamente schedati , permettendo così l’uso dei filtri software installati su ogni macchina connessa. Nel caso di cittadini cinesi si tratta semplicemente di inserire il proprio codice personale d’identificazione, nel caso di stranieri si è costretti a depositare il proprio passaporto.

I controlli sono rigidissimi e si estendono pressoché ad ogni aspetto della rete. La lista nera in pugno ai persecutori delle libertà personali comprende videogiochi , forum ad accesso libero e persino siti web personali .

Gli Internet cafè nell’occhio del mirino anche perché sono il luogo preferito di accesso dagli oltre ottanta milioni di navigatori cinesi e nella sola zona metropolitana di Shangai ammontano a 1325: con il diffondersi dei nuovi strumenti di controllo e considerando l’intero territorio cinese, è facile ipotizzare che i punti d’accesso ipersorvegliati saranno molte migliaia.

Dati allarmanti che non hanno mancato di preoccupare enti internazionali come
Reporters Sans Frontieres e Human Rights Watch sin dal 2001, quando la nomenklatura cinese approvò le prime, timide leggi liberticide sull’uso della rete. Proprio l’11 luglio di quell’anno il Presidente Jiang Zemin apostrofò come inadeguata la legislatura cinese riguardo l’universo telematico, temendo che fosse un nuovo veicolo per la diffusione di idee pericolose che potrebbero far crollare il sistema della Repubblica Popolare.

Adesso, a distanza di tre anni, la Cina pretende che i propri “netcitizen” siano completamente conformi ai dettami del Partito Comunista. Violare le rigide norme del regime può tramutarsi in pesantissime sanzioni persino per i giovanissimi. Infatti non vengono risparmiati neanche i minori : se un giovane con meno di 16 anni entra in un Internet-cafè e malcapitatamente butta l’occhio su informazioni proibite, deve pagare un’ammenda amministrativa equivalente a 1600 euro. La situazione è addirittura peggiore per i gestori dei servizi di connettività, che rischiano il ritiro della ambitissima certificazione governativa già a partire dalla seconda infrazione registrata.

Ma, alla fine dei conti, la Cina vive una contraddizione lacerante tra l’ inevitabilità di internet per la crescita economica e la sua sostanziale anarchia.

Il sistema di controllo cibernetico della Cina comunista è sicuramente efficiente e non risparmia davvero nessuno. Si muove sopratutto grazie al controllo totale dell’opinione pubblica, forgiando minacce di ampio spessore mediatico che equiparano l’uso di Internet ad una malattia mentale , sopratutto per quanto riguarda i più giovani, forse gli unici in grado di intravedere tra i flussi di bit un futuro di maggiore libertà per il proprio paese.

Scenari già conosciuti nella Russia sovietica, dove i cosidetti “dissidenti” non conformi all’ortodossia comunista venivano talvolta addirittura lobotomizzati, per poi essere internati nelle celle degli istituti psichiatrici, bollati mediaticamente dalla terribile etichetta di malati mentali.
(Tommaso Lombardi)

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Pubblicato il
23 apr 2004
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