Scienziati di cinque nazioni stanno perfezionando i propri accordi per realizzare una struttura abbastanza sensibile da poter catturare segnali radio provenienti da mondi oltre la galassia .
Il progetto, scientificamente definito LOFAR (Low Frequency Array, ” schieramento” di antenne a bassa frequenza) consiste nel collegare tra loro le strutture di ricezione di più impianti. Nel nuovo accordo LOFAR si sono ora lanciate Regno Unito, Francia, Olanda, Svezia e Germania.
Riunire i segnali ricevuti dai radiotelescopi di queste cinque nazioni consentirebbe così di creare un radiotelescopio virtuale , la cui accuratezza sarebbe pari a quella di un unico radiotelescopio grande quanto l’intera Europa . Ciò porterebbe, secondo gli scienziati, alla scoperta di alcuni tra i più importanti segreti dell’universo, compresa la decodifica di trasmissioni intelligenti extra-terrestri.
“Il sistema cattura onde radio su varie frequenze – spiega Robert Nichol dell’ Università di Portsmouth – Queste possono essere analizzate con l’aiuto di array di computer, in grado di identificare eventuali schemi contenuti nei flussi provenienti dai ricevitori”.
L’idea è partita in Olanda diversi anni fa, ma solo recentemente ha attirato l’attenzione degli astronomi europei , ora d’accordo nel riunire in loco le forze per i grandi vantaggi in termini di sensibilità e, soprattutto, di precisione , che il progetto offre.
Diverse antenne nel Regno Unito sono già state candidate a partecipare al LOFAR, ma la maggior parte degli scienziati sta dando la preferenza a quella di Jodrell Bank , la cui gigantesca parabola (76 metri di diametro, 1500 tonnellate) rischia di essere dismessa per mancanza di fondi ( qui il suo stato a novembre 2000, prima della ristrutturazione).
“Potremo cercare di tutto con il LOFAR”, aggiunge Nichol. “Sorveglieremo il cielo alla ricerca di eventi inattesi, studieremo l’infanzia dell’universo. Sappiamo molto sul Big Bang, l’evento accaduto 13 miliardi di anni fa quando è stato creato l’universo. Ma quella che è considerata la sua infanzia, circa 500 milioni di anni dopo il Big Bang, è ancora un mistero”.
Altri scienziati, tra cui Lyndsay Fletcher dell’ Università di Glasgow , desidererebbero impiegare il LOFAR per studiare anche oggetti molto più vicini, come il Sole. “Le emissioni radio del Sole sono su ogni sorta di frequenze ed ognuna si relaziona ai diversi processi fisici in atto nella stella”, dice Fletcher. “Con l’aiuto del LOFAR disporremo di un modo nuovo per capire cosa succede là, dentro al nostro Sole”.
Marco Valerio Principato