Nel Regno Unito i politici al governo sembrano voler bilanciare i diritti di coloro che rappresentano a favore del mercato tradizionale dei contenuti: ma in terra d’Albione c’è anche chi parla di riforma del diritto d’autore e del rispetto assoluto della riservatezza dei netizen. È il Partito Pirata britannico che, in vista delle prossime elezioni politiche, rende pubblico il suo manifesto e non disdegna, al di là della sua naturale matrice tecnologica, di strizzare l’occhio all’elettorato generalista .
Il Primo Ministro Gordon Brown ha recentemente parlato di “Futuro Digitale” per la Gran Bretagna snocciolando cifre e promettendo homepage personali per ogni netizen di Sua Maestà, confermando altresì che la disconnessione forzata degli impenitenti del file sharing sia una tappa necessaria. Invece di disegnare su una lavagna connessioni “super-veloci”, al contrario, il Pirate Party britannico parla soprattutto di riforme e riaffermazione di diritti storicamente sanciti nel Regno.
Come le sue tante controparti internazionali, il Partito Pirata d’Oltremanica spinge affinché il copyright venga radicalmente riformato: la copertura garantita per legge agli autori e ai proprietari dei diritti deve durare un massimo di 10 anni , recita il manifesto, scaduti i quali i contenuti dovrebbero cadere in dominio pubblico. Il copyright non può inoltre essere “esteso” in caso di passaggio dei suddetti contenuti a formati diversi nemmeno nell’era della digitalizzazione di massa nella società dell’informazione. Il partito si impegna inoltre a non alzare le tasse per la popolazione.
Per il Pirate Party UK la compravendita di beni contraffatti e “copiati” è un reato e tale dovrà rimanere, mentre la libera condivisione tra privati dovrebbe essere legalizzata. Forte presa di posizione del partito anche sulle tecnologie DRM, da restringere e limitare in maniera certosina per fermare il continuo proliferare di fenomeni estremi e abusi dei produttori come l’impiego di una connessione continua negli ultimi videogame usciti su sistema PC Windows.
Un altro importante punto fermo del manifesto “pirata” britannico è la privacy, l’esigenza di riservatezza che è un valore di per sé e va rispettata molto oltre quanto facciano attualmente le autorità locali, con la loro ossessione per le cam e la sorveglianza portata avanti con onnipresenti database. Laddove la politica “tradizionale” si concentra sulle promesse di una banda larga tutte da tradurre in realtà, il Pirate Party UK dice di considerare Internet come “uno strumento fondamentale per la libertà di parola” impegnandosi a “legiferare in favore della neutralità di rete”, a negare qualsiasi velleità di “censura governativa” tranne nei “casi più estremi”.
Alfonso Maruccia