Sebbene spesso l’Italia non brilli in quanto a velocità nella transizione digitale e l’innovazione non sia sempre considerata un tassello fondante della crescita del Paese, i dati dicono che proprio il digitale sia diventato un traino importante del nostro Prodotto Interno Lordo. A testimoniarlo sono i dati Anitec-Assinform, associazione di Confindustria che mette insieme le principali aziende ICT, secondo cui nel 2023 il digitale sia cresciuto più del PIL italiano e si configuri pertanto in uno stato di ottima salute.
Il mercato digitale è in salute
Introduce i dati Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform:
Nel 2023, con la diffusione di soluzioni di intelligenza artificiale generativa e di ChatGPT, l’intelligenza artificiale ha catturato l’attenzione di accademia, istituzioni, imprese e cittadini, ed è stata finalmente percepita come una tecnologia rivoluzionaria, capace di saldare abilità e attività diverse, di rendere accessibili soluzioni a sfide complesse, di potenziare l’uomo nelle sue capacità naturali. Tecnologie come queste, oltre a big data, cloud e quantum computing, trasformeranno le nostre abitudini e i diversi settori produttivi del nostro Paese: dal Made in Italy, alla sanità, alla pubblica amministrazione. Faranno crescere non solo i settori, ma le filiere, portando le imprese ad aumentare di scala, di dimensione e di posizionamento internazionale
I dati consolidati del primo semestre del 2023 dicono che il mercato digitale abbia fatto registrare un valore pari a 38,1 miliardi di Euro, con una crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. A brillare sono stati in particolare i servizi ICT (+8,8%), il cloud (+19,8%) e contenuti e l’advertising (+6%), nonché software e soluzioni ICT (+5,7%). I dati previsionali indicano una chiusura d’anno appena sotto gli 80 miliardi di Euro di valore con una crescita complessiva del 2,8%, addirittura in accelerazione. Il trend, inoltre, non accenna a diminuire: +3,8% nel 2024, +4,8% nel 2025 e +5% nel 2026, quando il mercato digitale arriverà a superare i 90 miliardi di Euro.
Ancora Gay:
Le dinamiche del mercato digitale sono e saranno sempre più legate a fattori che influenzano l’interazione tra trasformazione digitale, economia e capitale umano, sostenibilità e nuovi rischi globali di natura cibernetica. Vogliamo immaginare un futuro dove cambieremo il modo in cui facciamo le cose e avremo sempre più bisogno di nuove e sofisticate competenze. Cresce la domanda di profili specialistici in ambito digitale, dal developer al cloud architect, ma soprattutto cresce la domanda di figure traversali, capaci di leggere la complessità in cui operano le aziende e valorizzare il ruolo del digitale per supportare la loro operatività. Le nuove tecnologie si affermano come un alleato imprescindibile per realizzare gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica che ci siamo prefissati.
Il 2024 sarà un anno cruciale per il nostro Paese: avremo la leadership del G7, si rinnoveranno le Istituzioni europee e l’andamento del PNRR sarà più nitido e definito tanto sul piano dei progetti che su quello delle riforme. Sarà questo l’anno in cui dovremo dimostrare di aver compreso la “lezione” che da sempre l’innovazione ci offre: l’innovazione, infatti, non si ferma, ma possiamo decidere quanto sfruttarla. Ecco perché abbiamo oggi il dovere di essere coraggiosi e determinati per affermare una nostra leadership nel campo dell’innovazione digitale, sfruttando le tante intelligenze presenti nel nostro Paese – dall’impresa all’accademia – proiettandoci come protagonisti e partner dello sviluppo tecnologico, impegnandoci per assicurare competenze trasversali e specifiche che coniughino il nostro immenso patrimonio di conoscenza con le innovazioni alla frontiera
Il valore si sta spostando sul digitale e questo impone anche al nostro Paese riflessioni di nuova natura circa l’importanza del comparto: per una Bell’Italia che si specchia da sempre nel proprio passato, è necessario maturare una consapevolezza forte circa il potenziale che il digitale può sbloccare in ogni ambito economico (anche nel primario e nel terziario). La transizione digitale è un’occasione d’oro per la riorganizzazione e per l’economia: anche l’Italia, evidentemente, ne sta approfittando con la conseguente creazione di valore.