Roma – ACMilan.net, acmilan1899.com, devilsmania.com, devil-inside.net: questi alcuni dei siti che i tifosi del Milan hanno dedicato alla propria squadra di calcio. Siti che in queste ore sono finiti nel mirino della società del Milan che ha inviato loro una severissima e sorprendente diffida.
Il tono delle diffide stride decisamente con lo spirito non-profit e la passione con cui i vari webmaster hanno costruito siti frequentati da molti tifosi, alcuni dei quali seguono da vicino l’evoluzione della vicenda sul newsgroup it.sport.calcio.milan. Proprio il sito del newsgroup, peraltro, è uno di quelli “colpiti” da diffida.
Nella lettera inviata al sito acmilan.net e pubblicata sul newsgroup, la società non sembra avere a cuore altro se non il proprio copyright, che intende evidentemente brandire persino contro i propri sostenitori. La lettera non lascia neppure spazi per accordi successivi ed anzi chiede persino la cessione del nome a dominio corrispondente al sito alla società sportiva.
Le contestazioni del Milan a questo sito, come ad altri siti di fan in queste ore, sono: la riproduzione di immagini della squadra e dei calciatori, la riproduzione del marchio (“non appare giustificato da esigenze descrittive”) e il download di file che contengono marchio e immagini. Il tutto in assenza di autorizzazione ufficiale: “il Milan A.C. non ha mai autorizzato, né intende autorizzare, la Vostra società a far uso dei suoi segni distintivi al fine di contrassegnare la denominazione del Vostro sito Web”.
In più, il Milan sostiene che l’attività dei fan online genera “concorrenza sleale” e “sviamento di clientela” e “si avvale illecitamente di quel marchio al fine, tra l’altro, di rendere il proprio sito ‘appetibilè al maggior numero di visitatori”.
L’attività non-profit non viene dunque considerata tale dalla società che non sembra aver alcuna intenzione di “venire incontro” alla propria tifoseria che, come ha scritto qualcuno, sembra invece considerare “clientela” tout-court. Né la società sembra tener in alcun conto il fatto che i siti presi di mira abbiano sulle loro home page, spesso in italiano e inglese, un visibile disclaimer che avverte il visitatore che quel sito non è quello ufficiale del Milan A.C.
Parole durissime, dunque, accompagnate dalla richiesta: trasferimento del dominio Internet alla società sportiva, diffida dall’uso di qualsiasi elemento protetto da copyright e conferma entro sette giorni di “adesione incondizionata alle richieste”.
Ma non finisce qui. Dice la lettera di diffida pubblicata sul newsgroup della tifoseria: “Tale adesione consentirà quantomeno di limitare l’entità del danno già arrecato alla società mia cliente, danno che, anche nel caso di Vostra desistenza dalle condotte illecite sopra descritte, essa si riserva di far valere nella sede competente”.
Piuttosto clamoroso è il caso di www.acmilan1899.com, che sulla home page ora pubblica un messaggio del suo webmaster, secondo cui il Milan vuole quel dominio Internet…
“Il sito – afferma il Webmaster – non ha mai lucrato o sviato i frequentatori dello stesso. La condotta del titolare è stata sempre all’insegna della passione sportiva ed a livello amatoriale”.
Se il domain name è utilizzato senza profitti e se chi lo usa non ha tentato di venderlo alla società, molto difficilmente in un arbitrato il Milan A.C. potrebbe impossessarsi di questo dominio, viste le precedenti decisioni del WIPO sui domini internazionali. Eppure, dinanzi ad una tale mobilitazione legale, il webmaster del sito conclude la sua amara home page: “Nel rispetto del sito ufficiale, comunque il sito acmilan1899 si autocensura in attesa di chiarimenti”.
Ma il motivo di queste diffide, sostiene qualcuno, è chiarissimo.
Caselle di posta elettronica dedicate, newsletter, screen saver da scaricare, immagini, videoclip, news, spazi di discussione, chat online: sono molti i servizi che il sito ufficiale del Milan, acmilan.com, offre ai propri tifosi .
Servizi che effettivamente hanno un diretto risvolto economico tendendo a fidelizzare chi tra i tifosi del Milan naviga su Internet, a spingere i “fan” a recarsi spesso sul sito, ad utilizzare gli strumenti messi a disposizione per generare impression e quindi alimentare i banner degli sponsor, per creare una comunità online, per acquistare evidentemente anche gadget di varia natura “ispirati alla squadra”, biglietti e via dicendo.
D’altro canto l’avvocato della società che ha firmato quelle lettere di diffida parla esplicitamente di clientela e non di tifoseria, un elemento che “tradisce” la necessità strategica dell’azienda, peraltro del tutto comprensibile, di spingere anche online su un’attività economica legata alla comunità dei tifosi, che potrebbe tradursi nel medio e lungo periodo in profitti non indifferenti.
Da qui con ogni probabilità la necessità di limitare il più possibile le operazioni dei siti dei tifosi nessuno dei quali, infatti, appare linkato dal sito ufficiale, concepito – come spesso accade – come un contenitore stagno. Gli unici link esterni sono quelli ai siti degli sponsor o delle società collegate.