La manna dal cielo? Forse. Dopo le ripetute polemiche in tema di privacy sollevate dall’ affaire Google Street View, il software chiamato Face Swapping è provvidenziale: il programma permette di cambiare i connotati del viso di soggetti ritratti, dotandoli di una faccia ibrida, nuova. Il tutto in automatico, pescando i volti da mixare dall’archivio fotografico composto da scatti provenienti da siti per la condivisione di immagini.
Ad essere sostituito non è tutto il volto, ma solo particolari essenziali come occhi, bocca e naso. Il software pesca da un archivio fotografico di circa 33 mila foto su siti di photosharing come Flickr . Il tutto in maniera automatica. È il software a trovare il volto abbinabile a quello originale, quindi ne regola luce, colore e contrasto per ottimizzarlo con le sembianze fisiche del soggetto originale. Il risultato è apprezzabile: di sicuro è più gradevole alla vista dei vari effetti di blur o mosaico in stile censura porno giapponese. Con un clic si dà vita a volti realistici ma in realtà del tutto fasulli.
“Piattaforme come Google Street View e EveryScape permettono agli utenti di navigare ruotando di 360 gradi in ambienti fotografati riprodotti assemblando numerose foto. Molte di queste immagini contengono soggetti spesso ignari di essere stati immortalati, il cui consenso alla pubblicazione non è stato espressamente richiesto” si legge sul documento informativo del programma realizzato da Dimitri Bitouk e Neeraj Kumar della Columbia University di New York. “Coprire i volti con effetti di offuscamento è spesso controproducente, poiché tende a rendere l’immagine meno appetibile. Inoltre molti di questi metodi di censura sono applicati manualmente, rendendo l’operazione lunga e laboriosa a fronte di enormi quantità di file da ritoccare”.
Dare ad ognuno una faccia che sia solo in parte la propria : è questo il claim del programma. In questo modo ogni soggetto ritratto avrà sì un volto, ma sarà comunque irriconoscibile. Ciò dovrebbe bastare a garantire la privacy di tutti. Non che si rischino risultati ambigui: mischiando sembianze maschili con sembianze femminili si avrebbero soggetti dalle sembianze androgine, o caricaturali. Perché il risultato sia credibile, dunque, si deve partire da alcune analogie di fondo tra le immagini da mixare, come la posizione della testa, l’età, il sesso, il colore della pelle, l’angolazione di ripresa e l’assenza di oggetti che ostacolino il tutto, come ad esempio un paio di occhiali.
L’utilità del software è molto varia e va dall’uso domestico a quello aziendale. È infatti possibile miscelare i volti anche utilizzando il proprio archivio fotografico, eliminando così smorfie, sorrisi sbilenchi e occhi rossi. Regna l’incertezza sul possibile sbarco del software sul mercato ma è possibile che a Mountain View qualcuno ci stia facendo un pensierino: per Google potrebbe essere un modo comodo ed elegante per smarcarsi dalle accuse sul fronte privacy.
Vincenzo Gentile
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