Per non imbattersi in contenuti capaci di fare impallidire, per sfuggire alle tentazioni offerte dalla rete, per potersi orientare facendo affidamento su una guida che li sospinga verso pagine edificanti. I cittadini della rete animati dalla fede possono contare su motori di ricerca ad hoc: filtrano le pagine originate dal libero arbitrio, indirizzano i netizen verso il dettato divino.
MuslumanGoogle offre ai musulmani una rete che si concilia appieno con i pilastri dell’Islam: fondato sull’indice di Google, sviluppato da netizen turchi, orienta l’utente verso risultati filtrati in conformità con il dettato di Maometto. Il motore, al momento offline ma di ritorno a breve, accoglie gli utenti con simboli inequivocabili: in una delle O del logo alloggia una bandiera turca, la curva verde della G è la cupola di una moschea, la lettera L , un minareto che svetta per i cittadini della rete.
Ogni ricerca punta verso link innocui, molti dei risultati guardano alla parola chiave attraverso la lente religiosa . Le ricerche con cui i netizen intendono informarsi riguardo all’alcool non verranno direzionate verso shop online che invitino all’approvvigionamento di qualche genere di conforto, ma verranno indirizzate sullo status delle bevande alcoliche per la religione musulmana. Non si troverà pornografia con la collaborazione di MüslümanGoogle, assicurano fonti turche: le chiavi di ricerca a sfondo erotico accettate dal motore condurranno a link che ne denunciano la viziosità.
Così come altri motori che fanno affidamento su Google e che ne mediano le ricerche, MüslümanGoogle ospita pubblicità fra i propri risultati. Il denaro raccolto a mezzo advertising, sottolineano però gli operatori, non verrà impiegato per sostenere le spese del motore, ma donato ad associazioni che si preoccuperanno di inviare aiuti alla popolazione palestinese. Una dichiarazione d’intenti che potrebbe non mettere al sicuro MüslümanGoogle dalle ingiunzioni della Grande G: in passato altri metamotori sono stati costretti a rinunciare alla collaborazione di Mountain View, responsabili di invitare alla frode e di falsare la qualità dei click pubblicitari stimolando gli utenti a cliccare per una buona causa.
Vincastro per cattolici è invece Cathoogle , che si autoproclama “il modo migliore per i buoni cattolici di surfare sul Web”. Direttamente da Lourdes, scaturito dalla mente di un cittadino britannico gestore di un negozio di paccottiglia votiva, Cathoogle sfrutta il filtro safe search di Google per eliminare contenuti per adulti e sessualmente espliciti.
Si può dare fondo a trivialità e sconcezza: i cattolici di numerose madrelingue possono considerarsi al riparo dalle tentazioni , ammesso che non si sbizzarriscano con varianti regionali e con perifrasi fantasiose. Cathoogle è a prova di volgarità : non individua alcun risultato, suggerisce all’utente di sondare la rete con diverse chiavi di ricerca. Unica eccezione, parrebbero essere i comunicati pubblicitari, nei confronti dei quali gli utenti più morigerati saranno costretti a chiudere un occhio. Il motore sembra rispondere meno appropriatamente all’empietà : il filtro non entra in azione qualora il netizen nomini il nome di Dio invano.
Cathoogle, oltre ad assicurare una navigazione scevra da tentazioni, promette di rappresentare “una risorsa facile da usare per coloro che vogliano apprendere di più riguardo al Cattolicesimo”. Nonostante ciò, il motore assicura che i risultati saranno equilibrati, che verranno offerti link attinti all’intera Internet, riservando però un’attenzione speciale a siti animati dalla fede cattolica. Un gatekeeper per pecorelle smarrite.
Gaia Bottà