Roma – A pochi giorni dalle dichiarazioni di Adriano Celentano sul download illegale di musica via Internet è intervenuta anche Claudia Mori, amministratrice del Clan, che ha voluto ammorbidire i toni della polemica innescati dal celeberrimo cantautore italiano.
Come si ricorderà, Celentano aveva dichiarato che pur essendo uno strumento meraviglioso oltreché certamente di grande interesse per gli artisti, la rete rappresenta anche un pericolo . “Se chiunque – aveva affermato – attraverso Internet la può scaricare (la musica, ndr.) senza pagare un minimo di pedaggio, succederà che presto non ci sarà più nessuno che farà il pane… e allora anche i numeri binari dell’era digitale comincerebbero a barcollare e ad avere dei seri giramenti di testa”.
L’apprezzatissima voce di Celentano, dunque, si era unita a quelle di numerosi suoi colleghi che, come noto, hanno firmato una petizione sostenuta dalla FIMI per condannare l’uso illecito del peer-to-peer, denunciato come strumento che consente di rubare i contenuti e la creatività .
Nelle scorse ore sull’argomento è intervenuta anche Claudia Mori , da sempre accanto a Celentano e amministratrice del Clan, che ha ammorbidito i toni e abbracciato una tesi cara alla Electronic Frontier Foundation , che a suo dire potrebbe portare ad una risoluzione dei problemi.
Secondo Mori “ogni volta che un brano transita da un computer all’altro c’è qualcuno che percepisce un compenso e quel qualcuno non ha a che fare con la creazione e la produzione di quel brano. Bisogna che tutti troviamo una soluzione”. Il riferimento evidente è ai provider e al ruolo che, anche secondo la EFF, potrebbero svolgere nel “raccogliere” dagli utenti una sorta di “canone” per lo scaricamento di musica via Internet.
Ma Mori ha anche insistito sull’ inutilità di certe crociate . “E’ inutile – ha infatti dichiarato – accanirsi contro chi scarica musica. È evidente che lo scambio di un opera musicale è un fatto assolutamente positivo anche perchè la musica è non solo di chi la produce ma anche di chi l’ascolta. Ci vogliono però delle regole e bisogna applicarle su chi permette lo scambio chiudendo un occhio sulla possibilità di tutelare lo stesso”.