Il PC ti riconosce in 100 parole

Il PC ti riconosce in 100 parole

Messo appunto in Giappone un sistema di identificazione programmato attraverso le modalità di digitazione sulla tastiera. La macchina non sarà usata solo per scopi legati alla sicurezza
Messo appunto in Giappone un sistema di identificazione programmato attraverso le modalità di digitazione sulla tastiera. La macchina non sarà usata solo per scopi legati alla sicurezza

Se i malintenzionati possono craccare o rubare qualsiasi tipo di password, è praticamente impossibile che riescano ad appropriarsi dello “stile” di digitazione. Da questa considerazione ha origine lo sviluppo di un sistema di sicurezza per PC approntato dalla giapponese NTT.

La tecnologia, chiamata Key Touch Pass , è in grado di analizzare le caratteristiche della digitazione dell’utente alla tastiera, confrontarle con quelle del profilo utente autorizzato all’accesso e, dunque, stabilire se chi sta scrivendo sia un impostore . Il sistema analizza la cadenza della digitazione sulla tastiera, il tempo di pressione dei tasti, la distanza temporale tra un clic e l’altro e gli errori più comunemente commessi: tutti criteri già adottati in altri sistemi in grado di qualificare un’individualità definita e, quindi, differente da tutte le altre.

Dopo un centinaio di battute, la macchina, efficace per la lingua inglese e giapponese , confronta il comportamento registrato con quello dell’utente che suppone sia loggato al PC. Se i due profili differiscono oltre una certa soglia di riferimento, il sistema conclude che chi si trova in quel momento al computer non è il proprietario o, comunque, il titolare delle credenziali di accesso. La soglia di riferimento si aggira intorno al 50 per cento, riferimento che, a detta degli sviluppatori, sarebbe adeguato nelle applicazioni e-learning, ma meno rigorosa rispetto a quelle in uso per i sistemi di sicurezza bancari.

L’azienda di produzione sostiene che la nuova invenzione possa essere utilizzata per scopi che vanno al di là della sicurezza, e molte sperimentazioni sono da tempo avviate nei network per l’e-learning. Potenziali usi nel campo dell’ online banking sono allo studio.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
5 nov 2010
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