Washington (USA) – Un certo interesse ha suscitato la decisione del ministero della Difesa americano di lasciar perdere un avveniristico sistema di voto via internet che era stato pensato per raggiungere, e consentirne la partecipazione ai suffragi, personale diplomatico e militare americano in mezzo mondo.
La piattaforma SERVE (Secure Electronic Registration and Voting Experiment), che avrebbe dovuto debuttare con le elezioni presidenziali statunitensi del prossimo novembre, non ha retto, contrariamente alle attese di alcune lobby, alle critiche degli esperti .
Come si ricorderà, nelle scorse settimane un panel di esperti aveva bocciato SERVE sostenendo che il sistema non è in grado di garantire l’integrità del voto, la sua segretezza e la sua inviolabilità. Pecche che minano alla base la sua possibile applicazione. Dal Pentagono spiegano ora che il sistema non entrerà in funzione perché non può “garantire la legittimità dei voti che attraverso di esso sarebbero espressi”.
Ad affondare il progetto il fatto che tra virus e possibili attacchi di cracker , soprattutto se prezzolati da chi può essere interessato a manovrare il voto, nemmeno una piattaforma dedicata riuscirebbe ad essere ragionevolmente immune da incursioni esterne. Ma il problema centrale rimane il fatto che non può essere garantito, allo stato, che un certo voto sia stato espresso da un determinato elettore e, contestualmente, impedire con certezza che l’associazione tra il nome dell’elettore e il voto stesso non possa essere rivelata abusivamente: il rischio è evidentemente quello di sacrificare la segretezza del voto .
Questo incidente di percorso, comunque, non sembra segnare la fine di un processo di sviluppo tutto incentrato sulle promesse del voto elettronico. Il Pentagono ha infatti intenzione di continuare a lavorare su questa strada e il concetto è stato ribadito anche dal produttore della piattaforma, Accenture eDemocracy Services , che ha spiegato come il collaudo continuerà. “Questa – ha spiegato Accenture – è l’opportunità per dimostrare che internet rappresenta un veicolo possibile, importante e sicuro per esprimere il voto. Riteniamo che inviare voti via internet sia almeno sicuro e affidabile quanto spedirli per posta” (come attualmente viene fatto, ndr.).
Dietro al progetto, evidentemente, ci sono molti possibili sviluppi, in quanto un voto efficiente via internet è condizione essenziale per lo sviluppo di quei progetti di “democrazia elettronica” che mirano ad aumentare la partecipazione della gente all’attività e alle scelte politiche, partecipazione in calo progressivo in quasi tutti i paesi occidentali. Tuttavia la scelta di oggi del Pentagono rischia di allontanare nel tempo il raggiungimento di questo obiettivo.