La quantità dei software contro la qualità del linguaggio umano. È l’annoso problema su cui verte il dibattito degli appassionati di Wikipedia, l’enciclopedia online che grazie al lavoro di volontari conta attualmente più di trenta milioni di voci in 287 lingue. La questione è tornata di moda dopo aver scoperto che l’ autore più prolifico è Lsjbot , un software che annovera nella bacheca personale circa 2,7 milioni di articoli. Una cifra pari all’8,5 per cento dell’intera enciclopedia, impossibile anche soltanto da avvicinare per gli esseri umani: compreso Sverker Johansson, padre del bot in grado di scrivere fino a 10mila articoli al giorno.
Seppur non sia una novità assoluta il ricorso ai robot per formulare determinati tipi di voci – basti pensare alla rapida diffusione di bot anche tra i più popolari media del mondo, dal Guardian all’ Associated Press – i numeri di Lsjbot fanno discutere, così come il suo operato confinato alla lingua svedese e al cebuano e waray-waray, idiomi parlati nelle Filippine, paese di origine della moglie di Johansson.
Johansson, che di voci ne ha realizzate 154 dedicate in grand parte agli insetti, spiega la nascita di Lsjbot come un tentativo di “raggiungere un’assoluta democrazia online, così che un giorno sia possibile trovare su Wikipedia tutte le informazioni di un qualsiasi argomento”: e alle accuse di provocare il dilagare di voci fredde, limitate a poche e non accurate informazioni base, risponde illustrando lo squilibrio presente su Wikipedia.
I dati inseriti dai bot sono in larghissima parte di natura classificatoria, lontani da un articolo approfondito ed esaustivo, ma gli autori artificiali sono però di grande aiuto nel redigere e correggere in maniera rapida moltissime voci, che prima di andare online vengono approvate dal Bot Approvals Group. La certezza è che servono scrittori anche perché, tolto il versante tecnico, nessun robot è in grado di pareggiare (almeno per ora) le descrizioni umane in tema di creatività, arte, cultura.
Alessio Caprodossi