I pornografi stranieri hanno deciso di portare avanti la loro battaglia contro la pirateria del settore e, soprattutto, contro la legge sudcoreana, presentando una nuova denuncia.
Si tratta di un gruppo di cinquanta produttori giapponesi e statunitensi che, a luglio di quest’anno, avevano denunciato 10mila utenti delle piattaforme p2p della tigre asiatica.
A convincere gli attori a proseguire e incalzare, stilando una nuova lista di utenti da incriminare, sarebbe stata la “scarsa” efficacia della precedente querelle legale.
Delle 10mila persone denunciate, solo 10 erano state perseguite per il reato di violazione del diritto d’autore. Da qui la denuncia degli “studi” che hanno accusato la Corea di essere stata troppo “permissiva” nei confronti degli utenti.
Così, i produttori hanno deciso di tornare all’attacco, indicando questa volta oltre 65mila persone da incriminare e attendendo con molta curiosità le sentenze della corte sudcoreana. Una vera e propria sfida lanciata ad un sistema che, secondo il legale degli studi cinematografici Kim Han-Seo, applica diversi standard quando si tratta di proteggere i video prodotti fuori dal confine coreano.
Il caso portato ad esempio di questa presunta disparità è quello del film “Haeundae”, un blockbuster di produzione locale. Una volta scoperta la sua diffusione tramite siti di p2p, continua Kim Han-Seo, a differenza di quanto accaduto per i film prodotti dagli studi giapponesi e statunitensi, le autorità si sarebbero subito mosse per bloccare le copie pirata e incriminare i colpevoli.
Federica Ricca