Bruxelles – Uno dei più ambiziosi progetti tecnologici dell’Unione Europea, alla cui realizzazione hanno fin qui mal collaborato entità pubbliche e private, sta per naufragare: lo scorso venerdì i paesi membri dell’Unione non hanno trovato un accordo sul come recuperare 2,4 miliardi di euro , la somma considerata necessaria per rilanciare il già moribondo progetto di localizzazione satellitare.
La Commissione Europea non vuole gettare la spugna ed è comprensibile: sul Progetto Galileo l’Europa gioca molta della propria credibilità sul fronte chiave dell’innovazione e un suo fallimento definitivo porterebbe a galla le enormi difficoltà che ancora trovano i partner europei nel trovare una sintesi di collaborazione su sforzi produttivi, tecnologici e strategici di grande respiro. Come se non bastasse, il “Galileo cinese” avanza rendendo ancora più drammatico sul proscenio internazionale l’operato dell’Unione.
Un articolo apparso sul New York Times ricostruisce i fatti di questi giorni: sebbene usi toni che potrebbero indurre a vederci una parzialità dettata da interessi americani , il desolante quadro che traccia per il futuro (?) di Galileo è nelle cose.
Venerdì, infatti, i ministri europei dei Trasporti hanno trovato un’unica intesa, quella necessaria per cancellare le strategie seguite fin qui , quelle che hanno puntato su una forte presenza dei privati nel progetto, anche sotto il profilo finanziario, e che da tempo sono state considerate fallimentari dai suoi stessi promotori. Sono state dunque formalizzate le “dimissioni” del consorzio industriale a cui partecipava, tra gli altri, anche l’italiana Finmeccanica.
Le distanze tra i partner europei sono comprensibili: vi sono paesi che ritengono di aver già speso troppo (fin qui Galileo è costato 1,2 miliardi di euro) e altri che vogliono insistere con il modello affondato ufficialmente venerdì. E ve ne sono altri che non vogliono ricorrere ad un ulteriore prelievo dai portafogli dei cittadini , che pure a questo punto appare come l’unico strumento in grado di garantire il rifinanziamento di Galileo, tanto che la Commissione Europea è già al lavoro su una nuova proposta che contempli proprio questo genere di approccio.
L’Italia è già pronta a investire , come ha ricordato il ministro Bersani di recente, secondo cui “bisogna che il pubblico si prenda le sue responsabilità. Non si può far finta che il privato possa fare tutto. Significa solo rallentare i programmi”.