Sacramento (USA) – Gli esperti dell’antiterrorismo statunitense lo chiamano puffer , sbuffatore, ed è l’evoluzione tecnologica del naso elettronico utilizzato ormai da tempo in varie strutture aeroportuali del nordamerica. L’ aeroporto internazionale di Sacramento sarà il primo scalo statunitense ad impiegare la versione definitiva di questo curioso aggeggio per il controllo dei passeggeri, introdotto in via sperimentale agli inizi del 2005 dall’ Ente per la Sicurezza nei Trasporti di Washington DC.
Collaudato in sei aeroporti su tutto il territorio USA, tra cui l’importantissimo JFK di New York, il puffer si presenta come una cabina pressurizzata a guisa di portale. I passeggeri, al momento dell’imbarco, passano attraverso il dispositivo e vengono investiti da un potente soffio d’aria .
Il vento “cattura” qualsiasi microparticella che emana dal corpo del passeggero e immediatamente la risucchia attraverso un sistema di filtri e sensori elettronici. Un elaboratore informatico riesce a segnalare la presenza di residui pericolosi all’interno del campione appena prelevato, riuscendo ad aiutare le forze dell’ordine nell’immediata identificazione di potenziali malintenzionati.
Il direttore dell’aeroporto di Sacramento, Robt Leonard, ha dichiarato al Los Angeles Times che l’introduzione del controllo via puffer sarà obbligatorio per tutti i passeggeri e rimpiazzerà i controlli manuali o con rilevatori portatili. Nonostante questo, i frequent flier potranno beneficiare di un permesso speciale per evitare, ogni volta, il laborioso controllo dentro la cabina.
Il governo degli Stati Uniti prevede l’impiego dei puffer in tutti i maggiori scali internazionali entro pochi anni, accompagnati da sistemi per il controllo biometrico sempre più avanzati. In Europa il sistema non è stato ancora sperimentato e l’amministrazione comunitaria è orientata verso gli scanner millimetrali , impiegati per scandagliare in profondità sia i bagagli, sia li stessi passeggeri.
Tommaso Lombardi