Come un pittore che anni dopo aver dipinto la sua tela più bella si ritrova a rimirarla, Tim Berners-Lee parla al New York Times del suo Web, spiegando con il senno di poi che avrebbe potuto fare di meglio .
È un particolare minimo quello che uno dei padri della Rete non riesce proprio a perdonarsi: quel doppio slash dopo la sigla del protocollo http , nella barra degli indirizzi. In effetti la combinazione shift+7 non è una delle più comode da digitare, anche se nell’era di Google l’indirizzo alfanumerico ha gradualmente perso d’importanza.
In ogni caso, se potesse tornare indietro, Berners-Lee eviterebbe di introdurre le due stanghette diagonali: uno spreco di energie che all’alba del Web non aveva saputo prevedere.
Ecco perché i browser di oggi completano il prefisso http:// in automatico.