Theresa May, segretario di stato per gli Affari Interni del Regno Unito, sembra decisa a spazzare via il concetto di anonimato in rete: una nuova legge anti-terrorismo in preparazione conterrebbe delle modifiche significative agli obblighi relativi alla data-retention cui sono sottoposti i fornitori di servizio che operano in UK, con una portata del provvedimento che si spingerebbe oltre il solo contrasto al terrorismo per allargarsi a cyberbullismo e altri tipi di reato commessi online. A farne le spese l’idea stessa di anonimato online .
Nelle anticipazioni, fornite dalla stessa May prima della presentazione del provvedimento il prossimo mercoledì alla Camera dei Comuni, si parla della istituzione di un registro di durata annuale nel quale conservare l’elenco dei dispositivi a cui viene associato uno specifico indirizzo IP . In altre parole, quello che si propone il Ministro degli Interni UK è l’abolizione dell’anonimato: per scongiurare i casi nei quali le forze dell’ordine non riescano a risalire a un nome o un computer specifico a partire dall’indirizzo assegnatogli temporaneamente dall’ISP, le nuove liste gli fornirebbero una nuova arma da usare contro alcuni tipi di reati finiti tutti sotto lo stesso ombrello costituito dallo spettro del terrorismo. Un passo indietro rispetto alle proposte contenute in un provvedimento precedente, molto discusso e poi archiviato, ma in ogni caso una misura che muta decisamente l’approccio attuale in materia.
L’ipotesi di questa modifica all’ordinamento del Regno Unito è stata accolta con un certo favore da sir Bernard Hogan-Howe, della Met Police , che descrive il provvedimento come “un passo nella giusta direzione”. Anche i liberal-democratici, avversari politici del Governo di cui il segretario May fa parte, sembrerebbero inclini ad approvare questa nuova proposta: la precedente Communications Data Bill , chiamata “snooper’s charter” dai suoi detrattori (la “legge dei ficcanaso”) che aveva persino ricevuto l’ approvazione di Elisabetta II , si era arenata proprio per la sua portata che aveva fatto scattare le proteste degli attivisti per il rischio che la privacy dei sudditi di Sua Maestà stava correndo. Il consenso dei lib-dem sembra legato alla interpretazione della mossa del Governo come una retromarcia rispetto all’azione precedente , mentre questa nuova ipotesi potrebbe essere meglio digerita dall’opinione pubblica: giocare la carta del terrorismo rende più digeribili parecchie medicine amare, e il Regno Unito è tra le nazioni più arrembanti sul fronte del tracciamento dei cittadini in Rete.
Se approvata, questa misura avrebbe un sicuro impatto sugli operatori del settore: al momento nessuno tiene traccia dei dati necessari a identificare in modo univoco un navigatore, e dover effettuare le modifiche necessarie potrebbe costare complessivamente anche parecchi milioni di sterline. Nonostante l’approvazione dell’opposizione , poi, l’impatto sulla sfera della privacy non sarebbe banale: il rischio che certe informazioni sulle attività di un dato computer ha svolto in Rete a una data ora sono parecchio personali e parecchio sensibili, e di sicuro farebbero gola a parecchi. Infine, c’è un fattore non da poco da considerare: il limite principale del provvedimento sarebbe tecnico , visto che chiunque decida di utilizzare tecnologie di anonimizzazione come TOR o una VPN sfuggirebbe a una schedatura su vasta scala con il semplice sforzo di un clic.
Luca Annunziata