Per ora la Web Tax è solo un progetto su carta: nel classico decreto di fine anno, il cosiddetto milleproroghe , sono contenute le disposizioni per rimandare l’applicazione della norma al 1 luglio 2014, in modo tale da effettuare le dovute comunicazioni all’Unione Europea (obbligatorie in questa materia) ed evitare l’avvio automatico e immediato di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Ma soprattutto, ci sarà il tempo per rivedere e rivalutare le ragioni che hanno condotto alla stesura della norma . Ragioni che in seno alla stessa maggioranza lasciano perplessi alcuni esponenti, mentre il partito dell’abrogazione completa non demorde.
Enzo Mazza su #webtax
“Penso che #confindustria ora debba fare corsi a PMI italiane su come eludere imposte in Irlanda”.
– dariodenni (@dariodenni) 30 Dicembre 2013
La vicenda #webtax spiega egregiamente come il PD sia tuttora in grado di attivare spontaneamente raffinati meccanismi di autocombustione
– massimo mantellini (@mante) 28 Dicembre 2013
Non mancano le voci che si sono levate a sostegno dell’idea di un regime fiscale alternativo per le web-company: è il caso di Carlo De Benedetti, l’imprenditore che controlla tra l’altro il gruppo L’Espresso, che sul proprio blog sull’ Huffington Post italiano ribadisce l’idea che la Web Tax possa servire da base per ripensare l’intero sistema fiscale del Vecchio Continente . Il rinvio insomma sarebbe una buona idea per riuscire a creare attorno all’idea un consenso internazionale, magari a partire dalla Francia che nell’ultima comunicazione del Conseil supérieur de l’audiovisuel (CSA) ventila l’ipotesi di rivedere il fisco d’Oltralpe proprio per tenere in conto le nuove forme di business internazionali che si infilano nelle pieghe dei regimi di tassazione comunitari e internazionali.
L’idea francese, al contrario di quella italiana che si focalizza sull’advertising, pare più che altro mirata a prendersi cura di portali come YouTube, ovvero quelli che distribuiscono contenuti: l’ obiettivo , come nel caso della precedente formulazione del decreto 1379 del 2010, è di garantire un ritorno economico per finanziare le produzioni transalpine . Al momento si tratta solo d’una ipotesi, e vista la baruffa in sede UE scaturita dopo l’annuncio della Web Tax italiana ci sarà senz’altro da discutere in sede continentale per chiarire se si tratti o meno di una misura protezionistica compatibile con l’impostazione delle norme del Vecchio Continente. ( L.A. )