La rete Internet, quella ormai irrinunciabile porzione di tecnologia entrata a viva forza nella vita di molti, basa il suo funzionamento sul protocollo IPv4 e questo è, oggi, il suo grande problema . Lo spazio di indirizzamento si sta esaurendo, al punto che si sono già presentati casi di speculazione . Forte di ciò e in perfetta assonanza con quanto già statuito da ARIN , anche RIPE , l’organizzazione non profit che sovraintende e contribuisce allo sviluppo della rete sotto il profilo tecnico, ha posto il suo punto fermo sulla questione.
“Crescita e innovazione su Internet dipendono dalla continua disponibilità di spazio di indirizzamento IP. L’insieme di spazi IPv4 rimasti ancora liberi è a rischio di esaurimento nell’arco di un periodo compreso tra i due e i quattro anni. IPv6 fornisce tutto lo spazio necessario alla futura crescita. Dobbiamo perciò agevolare la più ampia adozione possibile di spazi di indirizzamento IPv6″, apre con tono perentorio la risoluzione di RIPE.
Ars Technica cerca di sdrammatizzare con una singolare citazione , ma concorda sul fatto più rilevante: è rimasto davvero poco margine per ulteriori indugi. Anche volendo sfruttare la cosiddetta Classe E , sinora lasciata come spazio per usi futuri , al massimo si potrebbe ottenere una proroga di un anno su IPv4, senza considerare che tale porzione, sfruttabile solo con opportune modifiche al software, per ora non verrebbe riconosciuta dalla maggior parte delle apparecchiature già connesse alla rete. Lavorarci sopra per fargliela riconoscere, fa notare Ars , significherebbe “togliere un mucchietto di righe di codice che lo impedisce”, ma costituirebbe comunque un onere impegnativo sia per gli addetti ai lavori che per tutti gli altri, una soluzione dunque dagli esiti incerti ed esposta a inesorabile, rapida obsolescenza.
Pur essendovi, quindi, molte e diverse ragioni per non perdere altro tempo e pur non essendo ancora tutti i paesi pronti a farlo , l’urgenza del passaggio a IPv6 è reale , come illustra questa tabella , aggiornata al 2007, dove gli spazi vuoti di IPv4 sono rimasti desolatamente pochi.
Marco Valerio Principato