Viva la DAD, ci consente di studiare in pandemia. Aboliamo la DAD, ha creato problemi cognitivi. Viva di nuovo la DAD, è stata sottovalutata. Al bando la DAD, è la scuola che non vogliamo. E così via, di slogan in slogan, con ben poco approfondimento e una malcelata lotta politica sottesa ad ogni nuovo mantra. La realtà, nel frattempo, recita la sua parte ignorando i meme, gli slogan e le discussioni dei gruppi su Facebook. Ma la realtà non mente: la didattica a distanza non se ne è mai andata ed anzi in questi giorni sta tornando con nuova intensità.
La DAD è morta, viva la DAD
Della DAD non si può fare a meno e a dirlo sono i numeri: in Lombardia quasi 8000 alunni sono in questo momento in isolamento in virtù dell’aumento repentino delle classi in quarantena. L’aumento rapido delle positività, infatti, trova terreno facile tra i più giovani e meno vaccinati, creando nuovi focolai in rapida espansione. Mettere in quarantena la classe è una misura necessaria, contro la quale si intende ora agire con nuove misure cautelative.
La prima è puramente formale: se la positività è isolata (proveniente presumibilmente da ambiente casalingo), sarà sufficiente l’isolamento dell’alunno infetto; la quarantena andrebbe a scattare alla terza positività di classe, poiché questo indicherebbe situazioni di focolaio necessariamente da estirpare. Le misure sono al vaglio, soppesate anche in proporzione all’incedere dei vaccini e dell’obbligo del Green Pass, ma potrebbero diventare realtà già nel giro di breve.
La seconda è più sostanziale: secondo le ultime ipotesi, già entro Natale potrebbe essere possibile avviare i vaccini Pfizer tra i ragazzi tra 5 e 12 anni. Ciò consentirebbe di “restituire gli spazi di socialità” (parole del prof. Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico) ai minori, mettendoli al riparo dai – pur rari – casi di pericolo e, soprattutto, chiudendo una delle autostrade preferite dal virus per moltiplicarsi.
Non c’è alternativa, per ora
Nel frattempo non c’è alternativa: soltanto la “Didattica A Distanza” consente di proseguire il percorso di studi, pur tra mille ostacoli e non poca improvvisazione. Come per lo smart working, la pandemia lascerà sulla propria strada qualche rammarico e qualche passo avanti: indubbiamente il ricorso continuativo alla DAD ha imposto una accelerazione nella penetrazione della cultura digitale nelle scuole e nelle famiglie, ma al tempo stesso si sarebbe potuto fare probabilmente di più per comprendere meglio le dinamiche di insegnamento e apprendimento in questa dimensione.
La polarizzazione ha tuttavia messo sullo stesso fronte gli scettici della DAD e gli scettici dello smart working: lo scetticismo, infatti, non sembra essere tale, quanto più una malcelata sfiducia nei confronti delle nuove tecnologie. Di solito si ha paura di ciò che non si conosce e la realtà si nasconde probabilmente in questo antico retaggio culturale ereditato dal nostro sistema Paese. Qualcosa, indubbiamente, sta però cambiando e la DAD (che mai se ne era davvero andata), è nuovamente nelle case di decine di migliaia di famiglie in tutta Italia.