Il robot che si piega ma non si spezza

Il robot che si piega ma non si spezza

In Pennsylvania muove i primi passi, rotola e si annoda un concentrato di tecnologia, versatilità e creatività: capace di cambiare forma, si riassembla in maniera autonoma se colpito
In Pennsylvania muove i primi passi, rotola e si annoda un concentrato di tecnologia, versatilità e creatività: capace di cambiare forma, si riassembla in maniera autonoma se colpito

Suscita attenzione il robot messo a punto dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania in grado di ricomporre in maniera automatica la propria struttura: il prototipo può ricostruirsi adattando i vari moduli che lo compongono assumendo la forma più idonea per muoversi o superare ostacoli. In realtà non è la prima volta che accade: la tecnologia dei Modular Self-reconfigurable Robotics è stata già implementata in altri droni, dimostrando di avere un’applicabilità pressoché illimitata.

il gait loop Il drone ckBot sarà presentato in questi giorni alla Wired Nextfest , manifestazione che da anni mette in mostra le nuove tecnologie. Formato da tanti piccoli moduli, il robot è in grado di ricomporsi autonomamente: ogni modulo è dotato di sensori, connettività wireless e microcamere la cui azione combinata permette alla creatura di riconoscere ogni singolo componente e riassemblarlo. Il punto di forza di ckBot risiede nella sua estrema versatilità: configurando i vari pezzi può modificare il proprio aspetto per superare agilmente ostacoli (vedi sotto), alzarsi , camminare come un millepiedi , prendere bibite dal frigo e addirittura ballare . Sul robot possono anche essere inseriti componenti esterni come ruote, zampe, pinze che ne aumentano le potenzialità fin dove la fantasia può arrivare. Il dispositivo è configurato per assumere diversi gait , posizioni: davanti ad un ostacolo calcolerà automaticamente quale di quelli precaricati risulta essere il più efficiente e quindi predispone i vari moduli per cambiare forma.

Le aspettative per il futuro al ModLab dell’Università sono alle stelle: “Puntiamo a costruire grandi robot partendo da unità più piccole, in grado di decidere autonomamente se ricomporsi nel drone originario o se creare due o più droni di dimensioni minori” dichiara C.J. Taylor, professore della Penn . Va però detto che nei progetti futuri è previsto anche un rimpicciolimento dei vari componenti. Al momento ogni modulo del ckBot ha un lato pari a circa 5 cm.

Droni come questo non rappresentano una novità, seppur ckBot mostri una dinamicità sorprendente. In passato sono stati creati altri droni in grado di ripristinare la propria forma iniziale dopo un incidente, un’esplosione: dal robot che si ripara da solo, alla sedia in grado di riassemblarsi . Le possibilità applicative di tali dispositivi sono molto ampie: dalla conquista spaziale all’impiego militare, dall’ingegneria alla medicina. I vantaggi di tali applicazioni sono sia economici che funzionali: “I robot modulari sono potenzialmente più solidi e adattabili di altri sistemi più convenzionali e possono abbassare notevolmente i costi di produzione, producendo in massa i moduli utili a creare macchine diverse, con diverse funzionalità” si legge su Wikipedia.

Vincenzo Gentile

fonte immagine

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
29 set 2008
Link copiato negli appunti