È un robot ma sembra un pesce, e si muove anche alla stessa maniera. Al MIT proseguono sulla strada del robo-zoo sviluppando un prototipo di robo-pesce innovativo, idealmente utilizzabile in quegli anfratti sottomarini in cui gli altri underwater autonomous vehicle (UAV) non arrivano e tra le tante sporcizie riversate nel mare dalla razza umana.
Il design del robo-pesce del MIT è stato pensato con in mente principi di economicità, ma anche con la possibilità di replicare il movimento proprio dei pesci in carne e spine: il drone è composto da un corpo unico ricoperto di un materiale polimerico flessibile , la qual cosa permette all’unità di muoversi in libertà senza pericoli di tensioni eccessive allo “scafo” con conseguenti danni irreparabili all’elettronica interna.
Il movimento del drone mima quello dei pesci reali , capaci di contrarre i muscoli delle due estremità del corpo per solcare le acque: al centro del robot è presente un singolo motore, da cui si irradia un impulso che si diffonde per tutto il corpo spingendolo in avanti. Composto da appena 10 parti, l’UAV subacqueo è caratterizzato dal vantaggio (tra gli altri) di avere un costo di produzione più basso rispetto alle soluzioni concorrenti.
Tra le possibili applicazioni per un robo-pesce al MIT citano il monitoraggio delle condutture sottomarine, dei relitti di navi e dell’inquinamento. L’attuale prototipo misura circa 30 centimetri ed è meno veloce della sua controparte animale, con un consumo energetico di 2,5-5 watt e l’obbligo di una fonte di alimentazione esterna. Le batterie interne, dicono i ricercatori, arriveranno quanto prima.
Alfonso Maruccia