Il sabotatore di San Francisco rischia 5 anni

Il sabotatore di San Francisco rischia 5 anni

Tolti tre capi d'accusa dalla testa di Terry Childs, ma ne rimane uno: non ha rivelato la password per giorni
Tolti tre capi d'accusa dalla testa di Terry Childs, ma ne rimane uno: non ha rivelato la password per giorni

Potrebbe risultare un po’ meno fredda la cella in cui è rinchiuso ormai da un anno Terry Childs, il network administrator che ha tenuto sotto scacco l’intero sistema nervoso dell’IT municipale di San Francisco. È infatti recente una sentenza della Corte Superiore della città californiana che ha lasciato cadere nel vuoto tre dei quattro capi d’accusa che pendevano sull’ex dipendente del Department of Telecommunication Information Services , reo di aver bloccato tutti gli accessi della Fibre Wide Area Network che gestisce le email dei funzionari comunali e le relative buste paga.

Il giudice Kevin McCarty ha dunque stabilito l’insufficienza di prove per dimostrare il reale intento malevolo da parte di Childs nel posizionare tre modem tra le maglie della rete municipale così da averne il completo controllo in remoto. L’administrator era stato inoltre accusato di spionaggio elettronico ai danni dei suoi superiori e dei loro propositi di licenziarlo a causa di presumibili performance poco consone alla seria professionalità richiesta ai dipendenti di un servizio di telecomunicazioni.

Ora, i capi d’accusa si sono dissolti , dopo che il 44enne Terry Childs era stato arrestato e messo sotto una cauzione stratosferica di 5 milioni di dollari. Il cracker statunitense aveva parlato soltanto dopo qualche giorno durante un incontro segreto con il sindaco Gavin Newsom, che era riuscito a strappargli la password che teneva in ostaggio 1100 tra router e switch municipali.

Nonostante la confessione, il giudice californiano ha lasciato un unico capo d’accusa a penzolare sulla testa di quello che era stato definito dallo stesso sindaco “un maniaco”. Childs, infatti, rischia fino a 5 anni di carcere per essersi rifiutato per giorni di consegnare la password nelle mani delle autorità cittadine, impedendo l’accesso a dati importanti come quelli relativi alle forze dell’ordine. La pena rimane quindi dietro l’angolo: potrebbe concludersi così la vicenda dell’uomo che ha tenuto sotto controllo San Francisco.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
26 ago 2009
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